Bologna, 9 luglio 2013 - Stava per morire a causa di un arresto cardiaco che l’aveva colpito mentre sosteneva un esame post universitario. Invece il ragazzo, 27 anni, è stato salvato grazie a un’innovativa tecnica con cui i medici del Maggiore l’hanno ‘congelato’.

Ora il giovane sta benissimo, non ha riportato danni neurologici e il suo caso è il primo in Italia di questo tipo. Sì, perché è stato impiegato un kit di raffreddamento ‘a placche’ che in Italia ha solo l’ospedale Maggiore e che consente un raffreddamento corporeo 15 volte più veloce delle vecchie tecniche. L’ipotermia è fondamentale perché fa affluire meno sangue al cervello del paziente, rallentando così l’attività e, in sostanza, facendolo ‘consumare di meno’. In questo modo si riducono i possibili danni cerebrali.


La vicenda è avvenuta la settimana scorsa in un paese della prima cintura bolognese e si è risolta positivamente grazie alla sinergia fra il 118, la rianimazione e la cardiologia dell’Ausl. Il ragazzo stava sostenendo un esame di abilitazione professionale quando è stato colto da un malore ed è andato in arresto cardiaco, perdendo conoscenza.

Fortunatamente, c’era sul posto una persona in grado di praticare il massaggio cardiaco che si è messa subito all’opera, salvandogli (la prima volta) la vita. La chiamata al 118 è partita alle 9,30 e gli operatori dell’ambulanza e dell’automedica dopo 18 minuti erano già sul posto. Il giovane è stato trattato con il defibrillatore e intubato poi, prima del trasporto al Maggiore, i medici hanno utilizzato la nuova tecnica per l’ipotermia.

Hanno applicato al paziente 7-8 placche adesive rettangolari, contenenti un gel speciale in grado di ridurre velocemente la temperatura corporea. E in un’ora soltanto la sua temperatura era scesa a 33 gradi. In questi casi, le linee guida mondiali fissano fra i 32 e i 34 gradi il livello da raggiungere. Prima servivano spesso oltre quattro ore con i metodi tradizionali, come spugnature di ghiaccio e alcol. Invece, grazie all’innovativo kit di produzione austriaca, i medici hanno ottenuto l’obiettivo in tempi rapidissimi, facendo nel frattempo tutto il resto: manovre rianimatorie, trasporto in ambulanza e ricovero in ospedale.
 

Una volta arrivato al Maggiore, il ragazzo è stato sottoposto a coronarografia, che ha escluso danni alle coronarie (dunque non si è trattato di infarto), e poi ricoverato in Rianimazione. E’ rimasto pesantemente sedato e ‘congelato’ per 24 ore, poi lentamente la temperatura è stata fatta salire. In seguito è stato trasferito in Cardiologia, dove i medici hanno fatto gli esami per capire la causa del malore. Escluso l’infarto, si sospetta una miocardite, cioè un’infiammazione acuta del cuore.


"Ricordo che stavo sostenendo l’esame, poi più nulla", ha detto il ragazzo quando si è svegliato.
"C’è grande soddisfazione — dice Giuseppe Di Pasquale, direttore della Cardiologia — grazie alla sinergia fra i reparti e ai nostri protocolli abbiamo salvato il paziente evitando danni neurologici. Ora, dopo gli esami, dovremo decidere se impiantargli un defibrillatore sottocutaneo".

 

Valerio Baroncini e Gilberto Dondi