Bologna, 26 settembre 2013 - SE QUALCUNO ha ancora dei dubbi sul ruolo di Coop Adriatica nel progetto Fico, se li può levare. Nella Fabbrica italiana del cibo che Farinetti e Caab hanno inventato a Bologna, Coop ci vuole entrare. E per diversi motivi. Il primo è che è socia di Eataly al 40 per cento. Tiziana Primori, che in Coop Adriatica si occupa dello sviluppo delle partecipate, è vicepresidente di Eataly ed ha curato in prima persona il progetto del’Ambasciatori e sta portando avanti quello del Mercato di Mezzo.
 

 

Cinquantaquattro anni, una figlia di sedici, Primori è simpatica e le piace spiegare; le piace e si diverte. In Fico lei ci crede e porterà Coop Adriatica sia nella società di gestione risparmio (sgr) che riunirà gli azionisti sia nella newco deputata alla gestione. «Ci vuole passione ma soprattutto ricostruzione. Dopo anni splendidi, l’Italia si sta richiudendo in sé stessa. Bisogna creare dei nuovi luoghi che rimettano al centro le persone coi propri talenti, le loro aziende, i loro prodotti». Primori usa spesso la parola luogo; anche perché lei i luoghi li crea e ci rischia del suo. «Ormai più di trent’anni fa — ricorda — fummo noi a inventare Le vie del gusto assieme a Slow Food. Coop cercava strade diverse per dare la qualità al giusto prezzo. Ecco, con Fico vogliamo che la qualità sia accessibile a tutti».
 

La volete dare a cinque milioni di persone all’anno. Farinetti dice di poter arrivare anche a dieci milioni...
«Possono sembrare cifre iperboliche ma non è così. Il centro commerciale di Villanova di Castenaso, quello vicino al Carlino, ha esattamente cinque milioni di ingressi all’anno».
Ingressi...
«Certo, non tutti comprano. I clienti sono tre milioni».
A che punto avete fissato il breakeven, il pareggio di bilancio, di Fico?
«Proprio a cinque milioni di visitatori con tre di clienti».
Scontrino medio?
«Inferiore a 15-20 euro».
Altre ragioni di sostenibilità?
«La Fiera ha un milione di visitatori all’anno; ci possono essere grandi sinergie come dimostra l’Eataly che abbiamo inaugurato a Bari, vicino alla Fiera del Levante. Terzo, non dimentichiamo che Bologna sta tra Venezia e Firenze, su un asse strategico del turismo internazionale».
Tempi?
«Entro Natale la sgr chiuderà la ricerca fondi. Col nuovo anno via ai lavori per finire nel maggio 2015, quando l’Expo di Milano chiude. Noi vogliamo raccoglierne l’eredità».
Coop Adriatica quanti soldi ci mette?
«Non abbiamo ancora deliberato ma il nostro sarà un impegno concreto».
Parteciperanno altre coop?
«Il presidente della Lega Calzolari l’ha confermato».
Farinetti dice che gli piacerebbe avere tanti piccoli investitori del territorio.
«È, ovviamente, anche la nostra idea. Fico nasce per Bologna, per l’Emilia Romagna, per l’Italia, per l’eccellenza italiana. Abbiamo già registrato manifestazioni d’interesse dall’estero ma ci piace pensare che siano soprattutto i nostri operatori economici a crederci».
Quanto serve?
«La sgr sarà composta al 50 per cento da Caab, che entra conferendo asset immobiliari per 50 milioni, e al 50 per cento dal mercato, cioè da Farinetti, Coop e chiunque voglia farne parte, per la ristrutturazione e la creazione dei nuovi spazi».
Chi gestirà?
«Coop e Farinetti assieme».
Immagina la facile obiezione...
«Che comanda Coop? Capisco, ma noi crediamo nel progetto e ci candidiamo a gestirlo assumendocene i rischi. Detto ciò, il vero protagonista è il territorio».
Belle parole. Ce le traduca in cifre.
«Tutti i produttori italiani che espongono e vendono a Eataly New York hanno visto aumentare fatturato ed export. Questi luoghi sono veri e propri motori dell’economia».
Altra obiezione: Fico danneggerà i ristoranti del centro storico.
«Se una persona visita Fico, perché non dovrebbe andare a visitare uno dei centri storici più belli d’Italia? Fico parlerà di Bologna, ci saranno mille pezzi che parleranno di Bologna. Superiamo la logica degli orti. Guardiamo semmai cosa Eataly ha fatto a Torino ospitando 150 osterie d’Italia per l’anniversario dell’Unità. La vera differenza del nostro Paese è la varietà. Non dobbiamo omologarci, dobbiamo valorizzare la diversità. Al Rossini opera festival di Pesaro abbiamo accompagnato l’italianità del cibo con l’italianità del canto, un’esperienza meravigliosa. E Bologna è la città della musica».
Per andare dal Caab in centro e viceversa serve un collegamento dedicato. Il trenino si farà o finirà in un cassetto?
«Ho già visto il progetto. È importante anche per la Fiera».
Cos’è Fico? Un centro commerciale o una Disneyworld? L’orto, la mucca o il campo di grano saranno un gioco?
«Né l’uno né l’altro, non lo sappiamo neanche noi. Mi piace pensare a una nuova bottega rinascimentale».
Addirittura...
«Il paragone non sembri azzardato. Cinque secoli fa il mestiere prevaleva sull’artista, le botteghe facevano parte di una filiera».
Esiste qualcosa di simile a Fico nel mondo?
Tiziana Primori si guarda attorno. «No, direi di no. C’è qualcosa di simile a Shangai ma molto più piccolo».
Nel frattempo cosa state combinando in Eataly?
«Dopo New York e Tokio, entro sei mesi sbarcheremo a Istanbul, Chicago e Dubai. In Italia apriremo a Firenze, Piacenza e Milano».

di Massimo Gagliardi