Bologna, 5 ottobre 2013 - Aspettavano il loro secondo figlio e fino al quinto mese di gravidanza era andato tutto bene. Poi, nel giro di tre giorni, il sogno di Mirela e Georghe Cauc, marito e moglie rumeni di 33 anni residenti in città, zona Corticella, è andato letteralmente in pezzi. La donna, casalinga, mercoledì è stata sottoposta a un’amniocentesi al Sant’Orsola e ieri mattina è morta all’Ostetricia del Policlinico, colpita da una probabile infezione fulminante. Anche il bambino è morto, quando infatti Mirela l’altra sera è arrivata in ambulanza in ospedale, con la febbre a 41 e tremori in tutto il corpo, il battito del feto era già cessato, molto prima del taglio cesareo tentato (invano) la mattina dopo per salvare la vita alla madre.

Dopo la segnalazione dell’ospedale, la Procura ha aperto un’inchiesta e le ‘volanti’ della polizia ieri sono andate in reparto ad acquisire la cartella clinica. I pm Manuela Cavallo e Augusto Borghini procedono per omicidio colposo, valutano l’aborto colposo e il fascicolo conta già i primi indagati: sono i quattro medici che hanno eseguito l’amniocentesi e il cesareo. Le iscrizioni sono atti di garanzia in vista delle future autopsie e altri medici potrebbero seguire.

"Mirela stava bene, la gravidanza era stata regolare. Poi avevamo fatto l’ecografia ed erano emerse malformazioni ai reni del feto — dice Georghe in lacrime davanti all’ospedale, stretto alla mamma di Mirela, mentre dall’Ostetricia escono le coppie con i loro neonati in braccio —. I medici hanno detto che bisognava fare l’amniocentesi, che era necessaria, anche se c’era un rischio minimo di complicazioni. L’abbiamo fatta mercoledì, le hanno dato gli antibiotici, e siamo tornati a casa in attesa degli esiti".

Fino all’altra sera, Mirela è stata bene, poi è arrivata la febbre, con dolori all’addome, brividi e tremori. Allora il marito, che lavora come autista, ha chiamato l’ambulanza e sono arrivati al pronto soccorso ostetrico verso le 22: la situazione all’inizio non sembrava così grave per la mamma, mentre fin da subito era emerso che il cuoricino del feto non batteva più. Allora i medici hanno somministrato antibiotici per far calare la febbre e hanno tentato di indurre del parto, senza successo.

Nel corso della notte sembrava comunque che Mirela stesse meglio, poi alle 7 del mattino la situazione è precipitata. I medici perciò hanno praticato il taglio cesareo, ma dopo l’intervento la donna, dopo diversi arresti cardiaci, alle 11 è morta. In reparto sono tutti choccati. Nessuno si sbilancia, ma si sottolinea che una tale infezione è un evento rarissimo.

Intanto, mentre il policlinico esprime "cordoglio e vicinanza alla famiglia", l’assessore regionale alla Sanità Carlo Lusenti dice che "è un fatto molto grave, la cui dinamica va chiarita al più presto. Ho già avviato le procedure necessarie per quello che compete alla Regione".

"Non sono un medico, ma mi chiedo perché si sia atteso tanto a fare il cesareo — dice Georghe — e mi chiedo se l’infezione Mirela l’abbia presa con l’amniocentesi. Forse hanno aspettato troppo a curarla, forse hanno sottovalutato. Non lo so, ora devo solo pensare all’altro nostro figlio, che ha 10 anni. E’ l’unica cosa che mi resta".

Gilberto Dondi

 

LA PROCURA

Il procuratore aggiunto e portavoce della Procura di Bologna, Valter Giovannini precisa che “In merito ad alcune indiscrezioni di stampa, la Procura smentisce l’iscrizione di persone nel registro degli indagati”.  Il fascicolo per omicidio colposo risulta iscritto a carico di ignoti. “Gli atti - ha spiegato Giovannini - sono giunti da poco nei nostri uffici e sono all’esame dei pm Cavallo e Borghini. Le valutazioni in vista del conferimento della consulenza medico-legale verranno fatte all’esito della lettura degli atti e ribadiamo che si tratta di una vicenda complessa sotto il profilo medico-legale”.