Bologna, 9 ottobre 2013 - Una richiesta di risarcimento danni da oltre un miliardo di euro. E’ quella avanzata dall’Avvocatura di Stato nei confronti di Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, i due neofascisti condannati in via definitiva per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

La presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell’Interno si erano costituiti nel procedimento penale, ma la ‘battaglia’ giudiziaria sulla strage prosegue ora con un nuovo capitolo: grazie all’accelerazione impressa dall’ex ministro dell’Interno sotto il Governo Monti, ed ex commissario del Comune di Bologna, Anna Maria Cancellieri (ora e’ Guardasigilli) si e’ arrivati alla quantificazione del danno causato dalla strage di cui chiedere conto a coloro che sono stati identificati dalla giustizia come gli autori materiali dell’attentato. E dunque alla causa civile.


Si parla dunque di un miliardo di euro per danni di immagine arrecati all’Italia, anche sul piano internazionale. A questa somma vanno aggiunti 59 milioni dovuti a spese materiali sostenute da strutture pubbliche per gli effetti dello scoppio della bomba, oltre alla rivalutazione degli interessi. Stabilita la cifra, via alla causa: la prima udienza al Tribunale di Bologna c’e’ stata lo scorso 19 settembre e si e’ conclusa con un nuovo appuntamento ad inizio 2014 quando ci sara’ un confronto sulle prove.


Lo Stato presenta dunque il ‘conto’ a Mambro e Fioravanti che hanno subito eccepito invocando la prescrizione per le contestazioni che gli sono mosse. Ma sia l’Avvocatura di Stato sia l’associazione dei parenti delle vittime con una serie di atti negli anni l’hanno evitata. Per chiedere i danni ci sono infatti 10 anni di tempo dalla sentenza definitiva, cioe’ dalla sentenza della Cassazione del 1995 sulla strage di Bologna. Ma gli avvocati dello Stato e dei parenti delle vittime hanno fatto in modo, con diffide e messe in mora, che il termine fosse spostato in avanti.

Mambro e Fioravanti, a quanto si e’ appreso, contestano anche la cifra del risarcimento richiesto: e’ considerata spropositata rispetto al loro patrimonio. Eppure, il conto potrebbe anche essere piu’ salato: nei prossimi giorni infatti, i parenti delle vittime potrebbero inserirsi nella causa, ora che il procedimento e’ aperto.

 

(fonte: Dire)