Bologna, 31 ottobre 2013 - Spuntano altre cene di beneficenza sospette. Dopo quelle di Marco Monari, capogruppo del Pd in Regione, dal calderone dell’inchiesta sulle spese ‘pazze’ in Regione emerge che anche Silvia Noè, capogruppo dell’Udc, partecipò ad almeno una cena organizzata dall’Ant pagando il prezzo (circa 50-100 euro) e chiedendo poi il rimborso a viale Aldo Moro. Cosa di cui era ovviamente all’oscuro l’Ant, che non ha nulla a che fare, è bene chiarirlo, con l’indagine della Procura e della Guardia di finanza.

Quanto a Monari, dai suoi rendiconti emergono alcune cene organizzate da diverse onlus (ma non l’Ant, come erroneamente riportato mercoledì dal Carlino), cui il capogruppo Pd partecipò, mettendole in seguito a rimborso. E non si escludono, su questo fronte, ulteriori sorprese riguardanti altri consiglieri. Nel frattempo, i pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari, che coordinano i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, potrebbero inviare a giorni gli inviti a comparire ai nove capigruppo del consiglio regionale attualmente indagati per peculato in quanto firmatari dei rendiconti dei gruppi. Oltre a Monari e alla Noè, si tratta di Luigi Giuseppe Villani del Pd (sostituito a gennaio 2013 dopo gli arresti a Parma per corruzione), Mauro Manfredini della Lega, Liana Barbati dell’Idv, Andrea Defranceschi del M5S, Matteo Riva del Gruppo misto, Roberto Sconciaforni della Federazione della sinistra e Gian Guido Naldi di Sel-Verdi.  I capigruppo potranno così spiegare come avveniva la rendicontazione e chiarire se alcune spese sospette che risultano dagli estratti conto siano state sostenute da loro o da altri consiglieri del gruppo.

Successivamente, è dunque ipotizzabile una seconda ondata di ‘inviti’ per i singoli consiglieri che saranno chiamati a spiegare le voci finite nel mirino. L’elenco degli indagati nei prossimi mesi
potrebbe quindi allungarsi. Anche se queste indiscrezioni non sono confermate dalla Procura. Al vaglio degli inquirenti ci sono i circa 5 milioni di euro di rimborsi arrivati ai gruppi nel periodo oggetto dell’inchiesta, che va dal giugno 2010 a dicembre 2011.

Un paniere di migliaia di voci, da cui sta spuntando davvero di tutto. Si va dal gioiello di Tiffany da 480 euro del pidiellino Villani, alle cene in ristoranti di lusso come ‘Le Calandre’ di Padova o ‘L’Ostrica’ di Roma, con conti da 200 euro a persona, del democratico Monari. Poi c’è il divano-letto del grillino Defranceschi (che ne rivenca la legittimità: «L’abbiamo comprato all’Ikea facendo risparmiare la Regione»), fino agli ormai famosi 50 centesimi per i bagni pubblici della stazione ferroviaria che si fece rimborsare Thomas Casadei del Pd.

Ma l’elenco è lungo e comprende anche un forno a microonde, un asciugacapelli, bottiglie di vino pregiato, salumi, fiori, profumi e perfino le caramelle. Tutte spese che i consiglieri dovranno giustificare, visto che il solo parametro di legge per cui è possibile ottenere il rimborso è che la spesa sia attinente all’attività istituzionale del gruppo (non del partito).

Gilberto Dondi