Bologna, 15 novembre 2013 - La Faac torna nelle mani della Curia. La Corte d'Appello di Bologna ha infatti dichiarato inefficace il sequestro, disposto un anno fa dal giudice del tribunale civile, dei beni del defunto Michelangelo Manini, tra cui la maggioranza delle azioni della multinazionale dei cancelli di cui l'imprenditore era proprietario.
 

 

La Corte ha accolto l'istanza presentata dall'Arcidiocesi, cui il patron, morto senza eredi diretti, ha lasciato il proprio patrimonio in eredità.
I testamenti erano stati impugnati dai parenti in sede civile, in seguito era arrivata la decisione del
tribunale di sequestrare e nominare un custode, il commercialista Paolo Bastia.

 

 

La Corte d'appello ha accolto il ricorso della Curia, secondo cui i parenti non avevano dato esecuzione al sequestro entro i termini previsti dalla legge. Per questo ha dichiarato il sequestro inefficace ordinando al custode Bastia di restituire tutti i beni all'Arcidiocesi.

 

“Preso atto della sentenza della corte d’appello, decisione errata, il ricorso in Cassazione è in corso di notifica, ad horas”, ha detto Mariangela Manini (foto), la cugina di Michelangelo che aveva impugnato il testamento (assistita dall’avv. Rosa Mauro). “La sentenza della corte d’appello - dicono i parenti - non entra nel merito del testamento, ma annulla solo il sequestro e intima al custode di ripristinare la situazione precedente. Secondo i giudici i termini scadevano il 3 gennaio 2013 e non il 14 gennaio come avevano interpretato i familiari”.