Bologna, 19 novembre 2013 - NOSTALGIA canaglia o i primi passi di un ‘ritorno al futuro’ del centrosinistra? Ancora non si sa. Di sicuro, però, ai bolognesi che ieri hanno alzato gli occhi verso alcuni cartelloni pubblicitari disseminati in zone nevralgiche della città (vicino alla Fiera, sull’asse attrezzato e nei pressi del Centro Lame, per esempio) è sembrato di essere tornati indietro di diciassette anni. Il motivo? Alcuni maxi-cartelloni con il simbolo dell’Ulivo, lo slogan ‘Un’Italia giovane e sicura’ (oppure ‘Un’Italia forte e serena’), la scritta ‘L’Ulivo. Il voto che unisce’ e, sotto, l’indicazione ‘Anno 1996’. Proprio quello in cui Romano Prodi, alla guida del centrosinistra, vinse le elezioni e salì per la prima volta a Palazzo Chigi.
 

 

UN MESSAGGIO troppo esplicito per pensare a un’iniziativa estemporanea o dal semplice sapore nostalgico. Diversi i motivi per pensarla in questo modo. Il luogo, innanzitutto: Bologna, la città dove il Professore vive e dove il progetto dell’Ulivo iniziò a muovere i primi passi. La tempistica: pochi giorni dopo la rinascita di Forza Italia, e, soprattutto, alla fine del voto tra i circoli per la segreteria nazionale del Pd.
E proprio in questo campo dovrebbe essere nata l’iniziativa, destinata senza dubbio a fare discutere: a quanto sembra, infatti, dietro i manifesti ci sarebbe Pippo Civati, che l’8 dicembre sfiderà alle primarie Gianni Cuperlo e Matteo Renzi. E che, tra i suoi sostenitori, conta diversi dirigenti del Partito Democratico vicini al Professore, tra cui Sandra Zampa. I maxi-cartelloni hanno colto di sorpresa molti dirigenti del Pd bolognese, che si sono detti all’oscuro di tutto e hanno detto che il partito non è coinvolto in questo progetto.

di Andrea Zanchi e Saverio Migliari