Bologna, 19 novembre 2013  - Lei una ragazza giovane, vulnerabile, fragile, con poca autostima. Lui il suo psicoterapeuta, di diversi anni più grande, che anno dopo anno diventa il fulcro della sua vita, un riferimento carismatico, una guida. Fino a quando, probabilmente approfittando della debolezza caratteriale della ragazza, lui non la costringe ad avere rapporti sempre più intimi, all’inizio giustificati con la terapia comportamentale e poi sfociati in vera e propria violenza sessuale. È questa l’accusa che la Procura di Bologna sostiene nel processo contro uno psicoterapeuta, che fu denunciato dalla sua ex paziente nel 2008 e che ha finora negato qualsiasi tipo di rapporto sessuale con la donna, anche consenziente.
 

 

La presunta vittima, oggi 38enne, comincia ad andare in cura dal professionista nel 1999, quando ha solo 24 anni. I periti del pubblico ministero Morena Plazzi, sentiti oggi nell’udienza del processo dai giudici (il collegio era presieduto da Michele Leoni), la descrivono come una ragazza fragile, con poca autostima e molto introversa. La giovane, anche lei poi laureatasi in psicologia, fa fatica ad instaurare rapporti con le altre persone e quando succede costruisce un legame di forte dipendenza, ha spiegato la psicologa Magda Tura, in cui si affievolisce la sua capacità critica tende a idealizzare l’altra persona. In questa sua ricerca di una sorta di mentore, la ragazza decide di sottoporsi a una psicoterapia in un momento di sofferenza psicologica e ben presto il professinista diventa il centro della sua vita.

 

Pian piano, infatti, la ragazza finisce con stringere amicizia solo con persone a loro volta pazienti del medico (la donna, oltre a sedute da sola, frequentava anche un gruppo di sostegno gestito dal terapista), e, spinta dallo stesso psicologo, lascia la casa in cui vive con la famiglia per andare a stare in un appartamento di proprietà del padre dell’imputato che condivideva con altri pazienti. Non solo: dallo psicoterapeuta cominciano ad andare in terapia anche la mamma, la sorella e l’ex fidanzato della ragazza, prassi questa piuttosto inusuale. Insomma, una situazione quasi di accerchiamento che per l’altro perito dell’accusa, lo psichiatra Renato Ariatti, fa pensare a una “setta”, anche se il termine non va inteso in senso stretto.
La ragazza, precisa Ariatti, non ha un disturbo della personalità conclamato, ma è molto vulnerabile e desiderosa di compiacere le persone per lei importanti, in questo caso il suo psicoterapeuta: “Io- ha detto nel corso di un colloquio con il perito- non riuscivo a non essere una brava paziente”.

 

I primi episodi di violenza (tutti sono avvenuti nello studio del medico), racconta l’avvocato di parte civile Giuditta Gozzi, risalgono al 2007 e si protraggono per un anno, fino al giugno 2008, quando la ragazza decide di fare denuncia. All’inizio l’uomo, questo denuncia l’ex paziente, la faceva spogliare, o la bendava in una stanza buia, poi è passato anche ai palpeggiamenti, fino a sfociare nella violenza completa.

 

In una delle prossime udienze sarà sentito anche l’imputato, assistito dall’avvocato Giuseppe Cricchio, che finora ha sempre respinto ogni accusa.
Oggi il perito della difesa, lo psichiatra Giuliano Torrini, ha messo in discussione i risultati ottenuti coi test somministrati alla ragazza dai periti del pm: essendo anche lei laureata in psichiatria, ha obiettato, potrebbe averli manipolati per influenzare la diagnosi finale.
 

Fonte Dire