Bologna, 24 novembre 2013 - Monsignor Silvagni, vicario generale dell’ Arcidiocesi di Bologna, interviene sul 'Bologna 7' sulla vicenda della bimba di tre anni affidata a una coppia di uomini gay: “Io non ho approvato e tantomeno dato il via libera o legittimato la decisione del Tribunale dei minori di Bologna. Mi sono limitato a fare una riflessione a caldo, invitando a non strumentalizzare il caso specifico per farne una bandiera di altre battaglie, e ho richiamato un principio generale e fondamentale: doveva essere verificato e assicurato il miglior bene possibile della bambina, considerando la situazione concreta”.

 

“E’ bastato questo approccio di ben basso profilo - commenta - per far dedurre ad alcuni opinionisti cambiamenti di rotta dottrinali, in discontinuità con il magistero del cardinale arcivescovo, e ad ipotizzare addirittura che lo stesso Caffarra stia cambiando registro in materia di famiglia, matrimonio ed educazione, tanto galoppa la fantasia, tanto rozzo si e’ fatto il confronto. Chi conosce anche solo un po’ il cardinale e il sottoscritto non ha avuto dubbi sull’infondatezza di queste congetture. Ma non tutto il male viene per nuocere. La vicenda ha evidenziato anche quanto la società civile sia sensibile a questi temi. Forse è il momento di prendere il coraggio a due mani e dire che non è possibile anteporre ai presunti e discutibili diritti di adulti gli inalienabili diritti dei minori”.

“Umiltà e prudenza - continuaSilvagni - restano sempre validi criteri di condotta a sostegno del coraggio e della saggezza di chi non è nato ieri e vuole andare lontano. E quindi affida i bambini non a ‘genitorialità artificiosamente costruite’, come ha detto l’arcivescovo alla Messa della Virgo fidelis, ma radicate nella realta’”.