Bologna, 29 novembre 2013 - Serate in casa in cui giravano alcol e droga. «Cocaina», dicono alcuni specializzandi, e in un caso, uno supefacente sintetico, forse Mdma, «disciolto in una bottiglietta d’acqua fatta circolare» durante una trasferta di lavoro per un congresso in Spagna. Tutto però fuori dagli orari di lezione. Non solo. Presunti favoritismi per una ristretta ‘cerchia’ di allievi della Scuola di specializzazione di Psichiatria per pubblicazioni scientifiche, turni di lavoro più comodi e relazioni affettuose con alcune studentesse. Che, per questo, avrebbero beneficiato di un trattamento privilegiato. Parte dal racconto fatto a una professoressa da due specializzande della Scuola dell’Alma Mater, l’inchiesta della Procura che vede indagato il professor Alessandro Serretti, associato di 47 anni nato a Senigallia, in provincia di Ancona.

Il prof, che vanta un curriculum di decine di pagine, è indagato per droga (articolo 73: produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope). Il fascicolo è nelle mani del pm Rossella Poggioli che ha già sentito diverse persone coinvolte nella vicenda, tra studenti e studentesse. I comportamenti denunciati sono al vaglio della magistratura.

OLTRE all’esposto arrivato sul tavolo della Procura circa quattro mesi, che ha fatto partire l’inchiesta, c’è un secondo documento che mette nei guai il prof. Il contenuto è il racconto fatto da un gruppo di iscritti alla Scuola di specializzazione, che ha sede all’Ottonello di viale Pepoli, e riguarda lo stesso Serretti. L’esposto, corredato di nomi e circostanze, è arrivato qualche settimana fa al Garante d’ateneo che ha segnalato la questione al rettore Ivano Dionigi: il documento è finito sul tavolo dei magistrati. Nel testo si parla di un gruppo di «privilegiati dove non è facile entrare» e dove gli eletti sarebbero favoriti dal docente nelle pubblicazioni scientifiche, nei turni e nella scelta della tesi di specialità. Un quadro tutto da verificare, su cui i carabinieri del reparto operativo cercano di fare luce e che parla anche di notti di eccessi, incontri proibiti tra i prof e le specializzande, che avrebbero beneficiato di una corsia preferenziale nel percorso di studi.

L’ESPOSTO al Garante d’ateneo, Dolores Neri, è firmato da 25 specializzandi su 32: si ritengono penalizzati. Entrambi gli esposti (il primo arriva sotto la direzione della professoressa Diana Di Ronchi, il secondo sotto quella del professor Domenico Berardi) sarebbero nati in un clima di rapporti avvelenati all’interno della Scuola. «Non posso dire nulla», ha detto il professor Serretti contattato telefonicamente. Mentre il rettore Ivano Dionigi ha sottolineato che appena è venuto a conoscenza dei fatti si è attivato e ha trasmesso tutto a chi di dovere, ossia la Procura. Poi aggiunge: «Se anche un decimo di quanto viene scritto è vero sarebbe gravissimo. Attendo gli accertamenti della magistratura».

PER ADESSO l’Alma Mater non ha preso provvedimenti nei confronti del prof, che continua a svolgere la normale attività accademica. Provvedimenti disciplinari, infatti, saranno valutati se e quando arriveranno atti ufficiali dalla Procura. «Tutti i pubblici ufficiali, medici compresi — ha spiegato il procuratore aggiunto, portavoce della Procura,Valter Giovannini, riferendosi alla docente che si è rivolta ai militari —, in presenza di fatti che potrebbero essere penalmente rilevanti hanno l’obbligo di informare immediatamente la Procura, per non rispondere del reato di omissione di atti di ufficio». La magistratura valuterà anche eventuali profili penali legati ai rapporti tra il docente e le specializzande.

Emanuela Astolfi

 

Aggiornamento. “Sto facendo tutto quello che è in mio potere e dovere”. Così il rettore dell’Alma Mater di Bologna, Ivano Dionigi, interviene di nuovo sul caso. Ieri il rettore ha pronunciato la sua censura, oggi lascia intendere che si sta muovendo qualcosa anche dal punto di vista disciplinare (comunque l’Ateneo deve aspettare che a Serretti sia notificato almeno l’avviso di garanzia).

La circostanza è confermata anche da Francesco Ripa di Meana, direttore generale dell’Ausl di Bologna (il professore fa attività anche all’Ospedale Maggiore). “Insieme all’Università stiamo analizzando la sua posizione- afferma Ripa di Meana- con i poteri che ci dà la legge”. Il direttore precisa che “l’Ausl non ha potere disciplinare sugli universitari” e aggiunge: “Abbiamo segnalato la cosa alla magistratura appena l’abbiamo saputo, collaboriamo al massimo”.