Bologna, 2 dic- L’ex sindaco di Bologna Sergio Cofferati e tutta la sua giunta (dove sedeva l’attuale sindaco Virginio Merola) saranno processati dalla Corte dei conti per il ‘pasticciò Civis.

 

Dopo anni di indagini, arriva la stangata della magistratura contabile per il progetto del tram su gomma che non ha mai visto la luce. La Procura della Corte dei conti, al termine di una lunga istruttoria a cui ha lavorato la Guardia di finanza, ha individuato gli amministratori pubblici a cui presentare il conto di tutti i soldi spesi inutilmente per questo progetto finito in nulla: è l’ex giunta Cofferati, a cui i pm contabili contestano di aver approvato, nel 2004, una variante sostanziale del progetto, provocando un danno patrimoniale da 1.250.111 euro per le spese di progettazione del Civis. Un’altra istruttoria, relativa alle spese sostenute per le opere civili (ritenute inutili e dunque uno ‘sprecò dalla Procura della Corte dei conti) è in corso di completamento.

All’ex sindaco, a tutti i dieci ex assessori (ma anche all’ex dirigente del settore Mobilità urbana Paolo Ferrecchi e all’ex segretario generale Marcello Napoli) nei giorni scorsi è arrivato un avviso di citazione a giudizio per il prossimo 7 maggio, giorno in cui inizierà il processo davanti alla Corte dei conti. La Procura della Corte dei Conti ritiene che siano loro a dover ripagare quel danno, una somma che dovrà essere restituita al Comune di Bologna e ad Atc-Tper.

 

I pm contabili ritengono che l’ex Giunta abbia “deliberato con modalità e contenuti viziati da illegittimità, irragionevolezza, illogicità, arbitrarietà ed antieconomicità”. In particolare, il rimprovero è quello di aver “apportato una variante sostanziale al progetto Civis, contraria alla normativa vigente e allo stesso regolamento contrattuale” e di avere determinato la “sovrapposizione tra i tracciati dei due sistemi di trasporto pubblico”, il Civis e il precedente progetto della metropolitana nella parte ovest della città. Questo comportò “la cancellazione del primo stralcio del Civis (nella direzione ovest) che diveniva, per ciò solo, inutile”, e provocò, “quale ulteriore effetto, il pagamento delle ingenti spese di progettazione di tale stralcio, quantificate in euro 1.250.111,95”.

 

Per la Procura della Corte dei conti, l’ex Giunta Cofferati ha la responsabilità di aver causato una variante inutile relativa al progetto Civis: la scelta di approvare il progetto della metrotranvia, infatti, votata a Palazzo d’Accursio con la delibera del 12 ottobre 2004, creava di fatto un 'doppione', tra Civis e ferro, nella zona ovest della città (tra San Felice e Borgo Panigale). Per questo si decise la variante sostanziale al Civis su cui oggi puntano il dito i pm contabili, variante che comportò lo spreco di oltre 1,2 milioni di euro (questo il conto calcolato dai pm contabili) in spese di progettazioni inutili.

 

Ma quello che arriva oggi è solo un primo tassello dell’enorme lavoro portato avanti negli ultimi anni dalla Procura contabile per fare luce sul ‘pasticciò del Civis. E il ‘grossò deve ancora arrivare: è ben più alto, infatti, l’importo che la Procura della Corte dei conti dell’Emilia-Romagna ha individuato come il danno erariale complessivo relativo all’appalto Civis (fornitura e opere): ammonta a 90 milioni di euro, relativi a costi contrattuali privi di utilità economica spesi inutilmente per l’appalto Civis.

 

L’indagine relativa a questo ben più pesante filone si è già conclusa e presto i magistrati contabili citeranno a processo gli amministratori pubblici che ritengono colpevoli della scelta sbagliata di realizzare il tram su gomma: a loro sarà richiesto di restituire questa ‘valanga' di soldi giudicati sprecati. Il peso di questo filone, è prevedibile, ricadrà in primis sugli ex dirigenti di Atc, ma ce ne sarà anche per i politici che avallarono l’appalto (e si risalirà indietro anche all’epoca di Giorgio Guazzaloca).
Le citazioni a giudizio per la vicenda complessiva arriveranno a breve, intanto la Procura della Corte dei conti ha accelerato i tempi per concludere il filone relativo alle spese di progettazione, che rischiava di cadere in prescrizione.
 

 

La variante del Civis fu decisa dalla Giunta Cofferati come conseguenza della decisione di approvare il progetto preliminare della metropolitana nell’autunno del 2004.
Di fatto questo provocò un ‘cortocircuito' con il progetto del Civis (visto che nella parte ovest della città i due percorsi si sarebbero sovrapposti) ed è per questo che secondo la Procura della Corte dei conti quella degli amministratori fu una decisione “illegittima” e “inspiegabile”. Il nuovo progetto della metro, infatti, obbligò ad una variante sostanziale al progetto originario del Civis, costringendo a stralciare la tratta relativa alla zona ovest di Bologna (Borgo Panigale): tutto questo fu un errore agli occhi dei pm contabili, dal momento che proprio quella tratta, nel progetto originario e nel capitolato d’appalto, era considerata “strategica” e funzionale all’intero sistema di trasporto su gomma (tanto che avrebbe dovuto essere realizzata in via prioritaria).

 

“Riesce davvero difficile capire quali siano state le ragioni che hanno indotto il Comune di Bologna ad intervenire sì drasticamente su una tratta del Civis- scrivono i magistrati contabili nella citazione a giudizio- stralciandone proprio quella che era la parte prioritaria e strategica, per la quale era stato già presentato in fase di gara il progetto di livello esecutivo, le cui consistenti spese dovevano peraltro essere sostenute dalla stazione appaltante”. Dall’altro lato, poi, costringere a quella variante fu anche illegittimo, visto che secondo quanto previsto dal capitolato erano ammesse sono varianti funzionali e dovute a cause imprevedibili.

 

Per quella scelta giudicata errata, e per le conseguenti spese di progettazione, il conto che la Procura della Corte dei conti presenta all’ex Giunta Cofferati per le spese di progettazione inutili relative all’appalto del Civis non sarà salato per tutti allo stesso modo: quello che deve pagare di più, secondo i pm contabili, è l’ex sindaco Sergio Cofferati, a cui viene imputato il 30% degli oltre 1,2 milioni di euro di spese di progettazione inutili. Dopo di lui, la ‘fetta' più alta spetta all’allora assessore alla Mobilità Maurizio Zamboni, colpevole secondo i magistrati per il 25% dell’importo complessivo.

 

Se la caveranno con meno gli altri nove assessori che sedevano in Giunta e votarono la delibera relativa alla variante del progetto, tra cui c’è l’attuale sindaco Virginio Merola. A loro (oltre a Merola l’allora vicesindaco Adriana Scaramuzzino e gli assessori Maria Virgilio, Giuseppe Paruolo, Paola Bottoni, Silvana Mura, Anna Patullo, Antonio Amorosi e Angelo Guglielmi) viene imputato complessivamente il 30% del danno erariale.

 

Infine, per la Procura della Corte dei conti furono responsabili anche l’allora dirigente del settore Mobilità, Paolo Ferrecchi (su cui ricade il 10%) e il segretario generale Marcello Napoli (a cui viene imputato il 5%). Nel corso delle indagini, tutti gli ex amministratori hanno presentato memorie difensive per discolparsi, a partire da Cofferati che ha chiesto anche di essere sentito di persona (l’audizione c’è stata l’11 luglio scorso). Le loro spiegazioni, però, non hanno convinto i pm contabili, che hanno comunque deciso di citarli a processo. Ora la decisione spetterà ai giudici.
 

Fonte Dire

 

IL SINDACO MEROLA

"La  Giunta  Cofferati,  di cui facevo parte, apportò modifiche al progetto del  Civis  per  migliorarlo  rispetto a quello della Giunta precedente. La decisione  fu  preceduta  da una sentenza della Corte Costituzionale che si pronunciò  a  favore  di  Regione  e Provincia contro le scelte unilaterali della Giunta Guazzaloca. Le  valutazioni  dei  Pubblici Ministeri contabili sono appunto valutazioni oggetto del dibattimento processuale, e non una sentenza. Aspettiamo perciò l'esito del processo con serenità".

 

COFFERATI

“Abbiamo agito nell’interesse della città”. Così l’ex sindaco di Bologna, oggi europarlamentare Pd, Sergio Cofferati, replica alle contestazioni dei giudici della Corte di conti.
“Rivedemmo il progetto per due ragioni: perché era stato giudicato illegittimo dalla Corte costituzionale non essendo stato concordato con Regione e Provincia e perché lo giudicavamo sbagliato”, spiega Cofferati, che dovra’ rispondere assieme ai suoi assessori dei costi di progettazione (1,250 milioni di euro circa) della variante approvata nel 2004. “Il progetto precedente- chiarisce l’ex leader della Cgil- non copriva gli spazi di maggior traffico e allungava la metropolitana verso i colli, dove traffico non ce n’era”.
Insomma, se l’impianto dell’opera non fosse stato modificato e si fosse “portato avanti il progetto della giunta precedente”, Bologna “avrebbe ricevuto un danno”, poiche’ “non ci sarebbe stata un’adeguata remunerazione del capitale investito”.