Bologna, 14 gennaio 2014 - C’e’ un maniaco sessuale pericoloso e violento che si aggira nella zona di via San Felice. Di questo sono convinte la polizia e la Procura all’indomani di tre aggressioni subìte in quell’‘area di caccia’ da altrettante ragazze, tutte molto giovani, fra sabato e domenica. Il sospetto è che l’autore sia lo stesso, descritto dalle vittime come un uomo sui 25-30 anni, italiano, che indossa un capo di vestiario particolare: un paio di stivaletti bassi e scuri. L’allarme è alto, Squadra mobile e ‘volanti’ lavorano su un identikit del soggetto, elaborato grazie alle testimoni, e stanno visionando le immagini delle telecamere della zona.

Le prime due aggressioni sono avvenute sabato mattina ai danni di studentesse delle superiori che andavano a scuola.  La prima: alle 7,30 una ragazza di 17 anni sta camminando vicino a Porta San Felice quando un uomo si avventa su di lei, le blocca le gambe e le alza la gonna, poi la palpeggia. Superato lo choc iniziale, lei si divincola e urla. Allora il bruto molla la presa e si allontana come se nulla fosse.

Il secondo agguato avviene un quarto d’ora dopo: una diciannovenne sale su un autobus in via Irnerio e dopo alcune fermate si sente sfiorare alle spalle da un ragazzo. Arrivata a Porta Sant’Isaia, scende dal mezzo e nota con la coda dell’occhio che scende anche l’uomo. Si insospettisce e cerca di risalire sul bus, ma non fa in tempo. Lui reagisce fulmineo e la afferra per le gambe, poi la scaraventa a terra e la insulta ("figlia di p..."). Lei grida, chiede aiuto e, quando alcuni passanti si avvicinano, lui scappa. In entrambi i casi le ragazze non chiamano subito il 113, ma vanno a casa e raccontano tutto ai genitori, che vanno poi in Questura. Un comprensibile comportamento che dà involontariamente un vantaggio al maniaco. "Al primo segnale di pericolo — dice il procuratore aggiunto Valter Giovannini — bisognerebbe chiamare il 112 o il 113 e rifugiarsi in un locale pubblico".

Infine , la terza aggressione. Stavolta la vittima è una lavoratrice di 22 anni. Domenica alle 5 sta tornando a casa dal lavoro e non vede che qualcuno la segue. Solo quando entra nel portone del suo palazzo, in via San Felice, nota che un uomo si intrufola dopo di lei. Mentre aspetta l’ascensore nell’androne, lui le si butta addosso, cerca di baciarla e la tocca dappertutto. Lei urla e tenta di respingerlo, lui allora le dà un pugno in faccia e le mette la mano sulla bocca per zittirla. La madre della ragazza però sente tutto attraverso la tromba delle scale, perché stava aspettando la figlia. La donna scende di corsa e il bruto fugge. Madre e figlia vanno poi in ospedale (la 19enne viene medicata e dimessa con alcuni giorni di prognosi) e chiamano la polizia. In questo caso l’aggressore non indossava un cappotto o giaccone scuro, come nei primi due agguati, e la ragazza non sa dire se calzasse gli ormai noti stivaletti.

Gilberto Dondi