Bologna, 17 gennaio 2014 - Oltre al volto dell’identikit (foto), ora ci sono due nomi per il maniaco. Gli investigatori della Squadra mobile e il pm Laura Sola, sotto la supervisione del procuratore aggiunto Valter Giovannini e con l’aiuto anche dei carabinieri, lavorano giorno e notte per trovare il molestatore seriale che tanto allarme sta creando in città. L’altro giorno una quinta ragazza si è rivolta alle forze dell’ordine, dicendo di aver riconosciuto l’uomo che l’aveva palpeggiata per strada il 4 gennaio. Sarebbe la prima vittima in ordine di tempo, che va ad aggiungersi alle quattro donne molestate nelle prime ore del mattino di sabato scorso. Altre due studentesse hanno contattato la polizia, segnalando di essere state importunate in vari modi dallo stesso soggetto. Tutte parole da verificare. Poi ci sono gli avvistamenti, davvero tanti. Ormai c’è una sorta di isteria in città che porta alla moltiplicazione delle segnalazioni. Per questo gli inquirenti vogliono fare presto. Vogliono acciuffare il maniaco e chiudere questa brutta storia.

Ieri pensavano che il cerchio stesse per chiudersi, poi però le indagini hanno avuto un rallentamento. In Procura e Questura sono state ascoltare alcune vittime degli agguati e un paio di testimoni. Sono state mostrate loro delle foto, ma il riconoscimento non è stato unanime. L’attenzione degli inquirenti si concentra su due nomi, entrambi stranieri: uno sarebbe uno studente di famiglia ‘normale’, l’altro un pregiudicato con vari guai alle spalle.

Si punta di più sul primo nome, il problema è appunto che non c’è stato un riconoscimento univoco da parte di tutte e, soprattutto, c’è un particolare che non torna: gli occhi. In tutti gli identikit (ieri ne sono stati diffusi dalla Questura altri due molto simili al primo) il maniaco infatti ha sempre gli occhi azzurri, mentre il soggetto in questione li avrebbe castani. Per questo si procede con i piedi di piombo. Non sono ammessi errori, anche perché nessuno vuole dare vantaggi al molestatore.

La Squadra mobile sta svolgendo molti altri accertamenti, tecnologici e vecchio stile, che starebbero portando in una direzione ben precisa. «C’è la necessità di riannodare i fili dell’indagine», ha spiegato Giovannini, cui ieri è andato l’apprezzamento del sindaco Virginio Merola. Sui cruscotti delle pattuglie di polizia e carabinieri ci sono le tre immagini del giovane, con i capelli biondi e, in un identikit, con il cappuccio della tuta in testa. Nelle descrizioni, si parla di un uomo sui 25-30 anni, con accento inglese, vestito di nero e con gli stivaletti scuri. L’impressione (e la speranza) è che il cerchio stia per stringersi intorno a lui.

Gilberto Dondi