Bologna, 18 gennaio 2014 - Il cerchio si stringe sempre più attorno al maniaco dagli stivaletti neri che da giorni tiene sotto scacco la città. La Squadra mobile della polizia e la Procura sono fiduciose di poter mettere le mani sul molestatore seriale (foto) che sta catalizzando l’attenzione di tutti.

Si parla di lui per strada, nelle piazze, nei bar, ma anche sul web, dove la vicenda impazza fra pagine Facebook semiserie e blog a tema. La psicosi si traduce in segnalazioni a raffica a polizia e carabinieri, le cui pattuglie sono ‘costrette’ a piombare in loco per verificare le chiamate. Poi c’è la paura. Alcuni genitori, come arma anti-maniaco, hanno messo nello zainetto scolastico delle figlie tredicenni lo spray urticante. E loro ne hanno parlato in classe con i compagni maschi. Anche questo è un modo per sentirsi più sicuri.

Intanto, la caccia all’uomo prosegue senza sosta (foto). Ormai l’attenzione degli inquirenti è rivolta in pratica su un solo nome, scremato dalla rosa dei sospetti dei primi giorni.

Si tratta di un giovane straniero, molto simile all’identikit uscito sui giornali, ma non uguale in tutti i dettagli. Il sospetto però si sarebbe già allontanato da Bologna e forse anche dall’Italia. Gli inquirenti non vogliono commettere errori e stanno raccogliendo contro di lui molti elementi: prove, testimonianze, riscontri incrociati. Alcune ragazze l’hanno riconosciuto in foto senza alcun dubbio, altre hanno avuto qualche incertezza, altre ancora hanno puntato il dito su altri soggetti. Ma, secondo gli investigatori, si tratta di errori scusabili con il fatto che le vittime hanno visto il bruto solo per pochi secondi e in una situazione particolarmente stressante. Si stanno anche visionando le immagini delle telecamere di sorveglianza (private) sparse per la città, con buone prospettive. E ieri il Comune ha messo anche le proprie telecamere a disposizione degli inquirenti.

LE RAGAZZE molestate, come ormai noto, sarebbero cinque, anche se l’ultimo caso denunciato, avvenuto il 4 gennaio a Casalecchio, secondo gli inquirenti non sarebbe riconducibile al maniaco dagli stivaletti neri, ma a un’altra persona. Non ci sono invece dubbi che lui, il molestatore seriale, abbia assalito e palpeggiato quattro ragazze fra le 5 e le 7,45 del mattino di sabato 11, nella porzione di città compresa fra la zona universitaria e via San Felice. Le vittime parlano di un giovane sui 25 anni, biondo, con gli occhi azzurri, vestito in modo elegante, dall’accento inglese.

Sulla base dei loro racconti sono stati tracciati i tre identikit che campeggiano da giorni su siti e giornali, oltre che sui cruscotti delle pattuglie delle forze dell’ordine e addirittura su qualche taxi.
Con effetti a volte moltiplicativi della psicosi. Ieri in un supermercato di via Cristoforo Colombo una commessa ha creduto di riconoscere in un cliente che stava facendo la spesa il maniaco. Dopo avergli fatto pagare la merce, ha atteso che l’uomo si allontanasse di qualche metro e poi ha chiamato le forze dell’ordine. Sul posto sono arrivate le pattuglie e il giovane, uno straniero dell’Est Europa, è stato bloccato. La sua foto è stata poi mostrata alle vittime del bruto, che però non l’hanno riconosciuto. Falso allarme.

ALLA POLIZIA è invece arrivata la segnalazione di una donna che ha detto di essere stata avvicinata per strada, in zona San Donato, e fatta oggetto di pesanti avances verbali da parte di un uomo somigliante all’ormai noto biondino dagli occhi di ghiaccio. Ma, anche in quel caso, gli investigatori ritengono che difficilmente si potesse trattare del ricercato.

Proprio per porre un freno a questo clima ed «evitare il sorgere di sospetti ingiustificati nei confronti di persone con caratteristiche simili a quelle degli identikit», ha detto ieri il procuratore aggiunto Valter Giovannini, «sarà la Procura a rendere ufficialmente note eventuali novità rilevanti». Tradotto: diremo noi quando il maniaco è stato assicurato alla giustizia. L’impressione è che non manchi molto. Il biondino ormai ha un nome. Bisogna solo acciuffarlo. Ovunque sia in questo momento.

Gilberto Dondi