Bologna, 30 gennaio 2014 - E' terminata a Copenaghen la fuga del maniaco di Bologna (FOTO), sospettato di aver aggredito diverse donne in città.

Dopo settimane di ricerche (foto) con identikit (foto), il giovane sospettato è stato preso dagli uomini della Squadra Mobile di Bologna che si sono recati in Danimarca. Si tratta di un ragazzo di origine romena, 27 anni non ancora compiuti.  

Il giovane è stato raggiunto un mandato di cattura europeo: si tratta di un rumeno che si trova a Copenaghen per un master universitario e che sarebbe però residente a Bologna insieme alla famiglia.

Neanche 27 anni, un marcato accento anglosassone per gli studi fatti a Londra, un corso post universitario in Turismo che stava seguendo in questi mesi a Copenaghen. Si chiama Cesarin Robert Tivadar il presunto molestatore seriale che nei primi giorni dell’anno ha seminato il panico tra le giovani donne bolognesi. Non risulta avere precedenti.

Era arrivato a Bologna da Copenaghen il 19 dicembre, probabilmente per trascorrere con la mamma le festivita’ natalizie, e subito si era fatto notare nei locali del centro universitario per il “modo aggressivo” con cui cercava di ‘abbordare’ le ragazze. E’ all’alba del’11 gennaio che comincia, intorno alle 5, una serie di episodi di aggressioni a sfondo sessuale (quattro in tutto, a poca distanza l’una dall’altra): due, quella consumatasi in via San Felice e quella in zona universitaria, per gli inquirenti sono verosimilmente attribuibili a Tivadar, anche se solo in un caso la vittima l’ha riconosciuto dalle fotografie senza ombra di dubbio.

Al momento della cattura, il ragazzo si trovava a Copenaghen in una stanza, all’ottavo piano di uno studentato, che condivide con altri due ragazzi. 

Perquisizioni nella casa bolognese

Intanto a Bologna la polizia ha sentito la madre di Tivadar. A quanto si apprende, la donna, che e’ parsa incredula e abbattuta per l’accaduto, non sarebbe stata in grado di fornire un alibi per il figlio, per quanto riguarda gli orari delle aggressioni di cui e’ accusato, nella notte tra il 10 e l’11 gennaio. In una perquisizione nella casa della mamma sono stati trovato un paio di stivaletti neri, bassi e un cappotto nero tre quarti, ritenuti compatibili con quelli indossati dall’aggressore, descritti dalle vittime e ripresi dalle telecamere.

E ' stato sentito anche un amico italiano del romeno. Questi, ad un certo momento dell’indagine, pare abbia provato ad avvisarlo che a Bologna lo stessero cercando.

Vecchi e nuovi metodi investigativi: così abbiamo incastrato Cesarin

Cesarin Robert Tivadar e’ stato incastrato grazie a vecchi e nuovi metodi investigativi. Gli uomini della Questura di Bologna hanno battuto la zona universitaria, dove il 26enne sembrava aggirarsi, e poi hanno incrociato le informazioni, hanno setacciato i profili Facebook dei sospettati e finalmente hanno individuato quello che viene ritenuto responsabile di due episodi di aggressione a sfondo sessuale e su cui si concentrano i sospetti per altre due molestie. Ora il ragazzo si trova ancora a Copenaghen dove e’ stato arrestato, ma potrebbe arrivare in Italia a giorni.
Oggi nella conferenza stampa in Procura il procuratore aggiunto Valter Giovannini, la pm titolare del fascicolo Laura Sola, il dirigente della Mobile Pietro Morelli e il collega Davide Corazzini hanno spiegato come si sono articolate le indagini partite l’11 gennaio, quando appunto Tivadar sarebbe entrato in azione seminando il panico sotto le Due Torri. “Il quadro indiziario a carico di Tivadar e’ forte”, sottolinea Giovannini. Quando infatti si verificano le aggressioni e la stampa comincia a parlarne (riportando anche l’invito degli inquirenti a segnalare eventuali sospetti), arrivano numerose segnalazioni e contemporaneamente le forze dell’ordine acquisiscono ulteriori elementi parlando con i frequentatori dei locali in cui era passato Tivadar. “I sospetti- aggiunge Morelli- si sono subito focalizzati su un soggetto”, grazie anche al suo profilo Facebook e alle foto pubblicate.

Una delle vittime, la giovane barista, lo riconosce senza ombra di dubbio e cosi’ pure l’amica che era con lei qualche giorno prima quando Tivadar le aveva abbordate in modo aggressivo in una discoteca del centro. Tanto che era dovuto intervenire un buttafuori per allontanarlo: anche quest’ultimo lo riconosce dalle fotografie.
L’altra vittima, la prima ad essere aggredita all’alba dell’11 gennaio, invece, non si e’ detta del tutto certa che l’aggressore fosse quello nelle foto, anche perche’ durante la violenza era di spalle. Ma ha riscontrato comunque una forte somiglianza. Ci sono pero’ altri particolari che fanno convergere l’attenzione degli inquirenti sul fermato. Innanzitutto le immagini delle telecamere che immortalano una persona decisamente somigliante a Tivadar (stesse fattezze, stesso cappotto scuro a tre quarti e stessa sciarpa bianca descritti dalle ragazze) passare pochi secondi dopo negli stessi luoghi delle sue vittime. C’e’ infine il numero di cellulare che Tivadar attiva appena arrivato a Bologna da Copenaghen dove studia e che la notte dell’11 gennaio aggancia una cella di via Mentana, in piena zona universitaria.
Probabilmente lo stesso Tivadar aveva capito di essere lui l’uomo che gli investigatori di Bologna stavano cercando: sembrava essere molto attento nelle comunicazioni telefoniche, spiega Giovannini, e qualche giorno fa aveva ricevuto su Facebook un messaggio con tono scherzoso da un amico: “Ti stanno cercando”.

Fa pensare anche la foto pubblicata tre giorni fa da Tivadar su Facebook in cui faceva pensare di essere a Oslo. Intanto pero’ le procedure internazionali per arrestarlo andavano avanti e oggi la polizia danese, accompagnata da due colleghi italiani, e’ andata a prenderlo nello studentato in cui vive a Copenaghen. Nel pomeriggio e’ stata sentita in Questura la mamma, che vive e lavora qui (la casa della donna e’ stata perquisita in contemporanea alla camera dello studentato): lo stesso ragazzo ha una carta d’identita’ rilasciata nell’ottobre 2012 dal Comune di Bologna. Entro 48 ore l’autorita’ giudiziaria danese dovra’ convalidare l’arresto, dopodiche’ si potra’ procedere al trasferimento in Italia del ragazzo.
Tivadar e’ incensurato, ma questo non gli ha risparmiato le manette. Si tratta, infatti, osservano i magistrati, di persona che gia’ una volta ha lasciato l’Italia e che ha numerosi riferimenti all’estero: si e’ laureato in Romania, ha frequentato un master a Londra e ne sta frequentando un altro in Danimarca.
Ma non c’e’ solo il pericolo di fuga: il timore e’ che l’indagato possa tentare altre aggressioni.

 

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