Bologna, 2 febbraio 2014 - IL PROFUMO della velocità lo ha captato passando davanti a un negozio di articoli sportivi. Un paio di pattini in vetrina, quelle quattro ruote allineate non le aveva mai viste. Era l’inizio degli anni Novanta quando è scoccata la scintilla tra Federico Ermolli e i Rollerblade (foto). Da allora è iniziata un’avventura fatta di rampe vertiginose, salti, acrobazie, amicizie, donne e roboanti motori americani raccontata nel libro Woodwaves-Magnifiche ossessioni. ‘Music composer’ c’è scritto nel suo biglietto da visita, è la seconda ‘ossessione’ del 41enne bolognese,per dieci anni capitano del team Rollerblade, una “carovana di umili, sfolgoranti eroi” con cui ha girato in lungo e largo l’Italia e qualche angolo d’Europa (video).

La follia acrobatica di Ermolli, però, inizia a Bologna dove lui, skater provetto, compra i pattini ‘in linea’ («credo di essere stato il primo in città»), si allena sotto i portici per la ‘gioia’ dei pedoni («le ruote lì vanno che è una meraviglia») oppure ai Giardini Margherita («amore a prima vista, sembra di sciare sull’asfalto») e poi decide di tentare l’impresa: la discesa del portico di San Luca. «Ho studiato il percorso e le buche — racconta — e alle 11 di sera, quando non c’era nessuno che potessi travolgere, mi sono lanciato su questa pista da sci di cemento a tutta velocità. Volavo...».

È arrivato sano e salvo?
«È andata bene anche se all’arrivo al Meloncello avevo completamente bruciato i freni e sbrindellato una delle ruote».

Su quali altre ‘piste’ metropolitane si allenava?
«I Roller mi hanno permesso di vivere la città come un luna park. I primi tempi andavo di notte nei piazzali dei centri commerciali come il Carrefour di Casalecchio, le scale mobili piatte fra un parcheggio e un altro erano delle discese allettanti. In centro, invece, è bello percorrere via Indipendenza verso la stazione mentre su via Irnerio, via dei Mille e via Marconi ti fai delle ‘surfate’ splendide, ti pieghi e sfiori il pavimento con le dita».

Il divertimento privato si è poi trasformato in una professione…
«Facevo i miei numeri ai Giardini Margherita quando mi notò un consulente della Rollerblade che cercava ragazzi per dimostrazioni nelle fiere sportive. Ho mollato tutto e sono partito».

Così ha conosciuto i ragazzi della squadra.
«I poeti del cielo, li chiamo io. E’ un mondo pittoresco e variegato: c’è l’atleta puro, l’artistoide e pure il ‘cannarolo’».

Anche di loro si parla nel suo libro dal sapore bukowskiano in cui rivela di avere un sogno nel cassetto…
«Aprire uno ‘sk8park’ (abbreviazione americana di ‘skate park’, ndr) qui. In Italia mancano strutture adeguate per questo la disciplina non è mai decollata come negli Stati Uniti dove hanno costruito un grande business. Orde di ragazzini pagano per entrare e lì trovano la pizzeria, il bar… e così si crea l’indotto».

Già individuato il posto giusto?
C’è un capannone sotto il ponte di via Stalingrado che andrebbe benissimo. Deve essere un luogo facilmente raggiungibile anche dagli studenti squattrinati che si spostano in bicicletta. Poi, oltre a rampe, piste e vasche di gommapiuma, si potrebbe pensare a una sala video dedicata ai campioni, allo sport e alla filosofia che c’è dietro».

Di recente ha chiuso i battenti il ‘Senza Filtro’ che ospitava un’area dedicata a parkour e skateboard…
«E’ un peccato, avevano una super rampa in uno spazio dignitosissimo e carino. Queste esperienze estemporanee lasciano l’amaro in bocca e la delusione nella gente. Qualche anno fa avevamo montato una rampa in Montagnola, quando abbiamo dovuto sbaraccare tutti i ragazzini che venivano a provare ci sono rimasti malissimo».

A Bologna però non si vede tanta gente sfrecciare sui roller…
«Non tutti lo sanno, ma con la bella stagione, il giovedì sera alle 9 c’è un ritrovo di pattinatori ai Giardini Margherita. Un flusso in movimento che sembra impadronirsi della città. Dopotutto quello degli anni ’90 è stato un aperitivo, l’epoca d’oro dei Roller deve ancora venire».

Annalisa Uccellini