Bologna, 11 febbraio 2014 - Ha lasciato la ragazzina con cui stava da due settimane e, per questa ‘intollerabile’ decisione, è stato punito dagli amici di lei, che l’hanno aggredito a calci e pugni, mandandolo all’ospedale con una costola incrinata e un’infrazione allo zigomo. Ma la grave storia di bullismo che arriva da un liceo in periferia non è finita qui. I picchiatori, una quindicina di minorenni, hanno continuato a perseguitare l’ex fidanzatino dell’amica, un 17enne che da un mese è precipitato in un incubo.

Costretto a farsi accompagnare a scuola al mattino e farsi venire a prendere al pomeriggio dai genitori, è stato minacciato di morte su Ask, il social network utilizzato per la sfida fra i ‘Bolobene’ e i ‘Bolofeccia’. La vicenda è iniziata a metà dicembre, quando il giovanissimo ha deciso di chiudere la storia con una compagna di scuola di due anni più giovane.

Lei non l’ha presa bene, ed è cominciato uno scambio di insulti fra i due su Facebook. Si arriva così al 22 gennaio, quando fuori dal liceo il ragazzo trova in cortile 15-20 ragazzi, iscritti a una scuola vicina e capeggiati dall’amico del cuore della ex. Prima insulti, poi schiaffi, calci e pugni. Attorno ci sono altri studenti, ma sono troppo spaventati per intervenire. Il 17enne riesce a liberarsi e si avvia verso l’uscita, ma loro lo riprendono, sbattendolo contro il muro e picchiandolo di nuovo. Da quel giorno è un continuo. Volano altri schiaffi, tentano di entrare a scuola ma si mette in mezzo la bidella. Spesso l’aspettano fuori.

Il ragazzino, assistito dagli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini, sporge denuncia. Anche la scuola viene informata. I carabinieri hanno già segnalato alla Procura dei minori tre sedicenni per lesioni, ingiurie e percosse. La famiglia sta meditando di far cambiare scuola al 17enne. Al quale è stato ‘suggerito’ dal branco di ritirare la querela.

 

«STO PENSANDO seriamente di cambiare scuola. Quello che mi fa più soffrire è pensare che mio padre, dopo nove ore di lavoro, debba venire a prendermi oppure che mia madre non possa stare mai tranquilla per il timore che mi succeda qualcosa».

Com’è iniziata questa brutta storia di bullismo?
«Stavo con una ragazza della mia scuola da due settimane — racconta il diciassettenne vittima del pestaggio e delle minacce, che incontriamo assieme alla madre nello studio dei suoi avvocati —, e ci siamo lasciati. Sono stato io a volerlo, cose che capitano. Lei l’ha presa male, mi ha incrociato per due volte in corridoio e abbiamo litigato. Poi ha iniziato a insultarmi su Facebook e su Ask e anch’io, per risposta, l’ho insultata».

Poi cos’è successo?
«La rottura c’è stata prima di Natale, poi siamo arrivati a metà gennaio. Il 21 sono volati gli insulti e il giorno dopo ho trovato i suoi amici all’entrata del mio liceo. Erano in 6-7, frequentano una scuola vicina, e mi hanno detto: ‘Cos’hai detto alla nostra amica? Ti aspettiamo all’uscita’».

Erano ancora lì, all’uscita?
«Sì, all’una ho trovato in cortile un gruppo di 15-20 ragazzi. Fra loro c’era anche la mia ex. Io ho tirato dritto, ma qualcuno mi ha strattonato: ‘Perché l’hai offesa? Chiedile scusa’. Allora le ho chiesto scusa, ma loro hanno detto: ‘Secondo te finisce qui? Pensi che con le scuse abbiamo risolto tutto?’ Dicevano che ero senza palle, ma loro che coraggio hanno dimostrato in venti contro uno?».

Poi sono arrivate le botte...
«Mi hanno dato calci, pugni e schiaffi. Erano 3 o 4 a picchiare, gli altri assistevano. C’erano anche i miei compagni di scuola, ma i bulli erano un gruppo troppo compatto e violento per intervenire. La scena ricordava il famoso video di Bollate (dove una ragazza ne picchia un’altra davanti a un gruppo di compagni; ndr), solo che nel mio caso erano tanti contro uno».

E dopo?
«Mi sono liberato, ma loro hanno fatto il giro e mi hanno ripreso. Mi hanno attaccato al muro e picchiato di nuovo. Sono tornato a casa con lo zigomo gonfio e un gran mal di schiena».

Avete sporto denuncia?
«Quel giorno non ho detto nulla ai miei genitori, non volevo spaventarli. Ma il giorno dopo i bulli erano di nuovo a scuola, mi hanno dato due schiaffi e sono entrati in corridoio. Per fortuna si è messa in mezzo la bidella, che poi ha avvisato la responsabile del liceo. A quel punto con i miei sono andato prima al Maggiore (15 giorni di prognosi; ndr) e poi ai carabinieri».

A quel punto hanno smesso?
«Nemmeno per sogno. Anzi, hanno preso a venire quasi ogni giorno fuori dalla scuola. Non potevo più girare solo. Mia madre mi accompagnava, mio padre mi veniva a prendere. E la prof di italiano sorvegliava la situazione in orario scolastico. Il tutto mentre su Ask o via sms mi insultavano e mi minacciavano (estrae il cellulare e legge i messaggi: ‘Se ti pigliamo ti ammazziamo’; ‘Ti pestiamo a sangue’; ‘ti rompiamo il c...’)».

E arriviamo agli ultimi giorni...
«Venerdì c’era un’assemblea e sono arrivati di nuovo, erano in 6 o 7. All’uscita però c’erano 30 miei amici e hanno lasciato perdere. L’ultima volta è stata martedì scorso: sono venuti in due a chiedermi di ritirare la denuncia. Io gli ho detto di no».

Ora cosa farà?
«In questi giorni non sto andando a scuola. Se continuano sarà costretto a cambiare istituto. Non vorrei farlo, odio il bullismo. Ma così non vivo più».

Gilberto Dondi