Bologna, 16 marzo 2014 - «DA BOLOGNA con amore: fermatevi». Questo il titolo e il messaggio di un’intervista al cardinale Carlo Caffarra. Dalle pagine del Foglio il cardinale ammonisce: «Non toccate il matrimonio di Cristo. Non si giudica caso per caso, non si benedice il divorzio. L’ipocrisia non è misericordiosa». Una risposta chiara in merito alla proposta del cardinale Walter Kasper circa la possibilità di riammettere alla comunione, dopo un periodo di penitenza, le coppie di divorziarti risposati che lo chiedono. Così ribatte Caffarra: «Se la Chiesa ammette all’eucarestia, deve dare comunque un giudizio di legittimità alla seconda unione. È logico. Ma allora che ne è del primo matrimonio? Il secondo, si dice, non può essere un vero secondo matrimonio, visto che la bigamia è contro la parola del Signore. E il primo? È sciolto? Ma i papi hanno sempre insegnato che la potestà del Papa non arriva a questo: sul matrimonio rato e consumato il Papa non ha nessun potere». Oltretutto, questa scelta potrebbe portare a conseguenze ancora più difficili da affrontare: «A questo punto uno potrebbe domandarsi: e perché non si approvano le libere convivenze? E perché non i rapporti tra gli omosessuali?».

Opinione uno, Paolo Mengoli: "Esaminiamo caso per caso"

Quello dell’Eucarestia ai divorziati risposati è «un discorso aperto da parecchi anni, ma è positivo che il Papa stesso abbia introdotto una riflessione», dice Paolo Mengoli, ex dirigente della Caritas Diocesana e ora coordinatore del segretariato sociale alla Confraternita della Misericordia.

Mengoli, la sua posizione quindi è diversa da quella del cardinale...
«Il cardinale Caffarra ha espresso un punto di vista valido e da rispettare, che guarda alle conseguenze future di un’apertura. Bisogna ricordare che il cardinale ha una grande responsabilità di guida sulla Chiesa. Penso però che a parità di condizione gli atteggiamenti e gli stati d’animo possano essere diversi».

In che senso?
«E’ un discorso di misericordia che tocca tutti ma in modi diversi. Penso ad esempio a chi ha subìto il divorzio, magari senza volerlo: nonostante la condizione finale sia la stessa, c’è una differenza di volontà che rende la questione delicata e dalle tante variabili».

Quindi bisognerebbe guardare al problema esaminandolo caso per caso?
«Sì, si tratta proprio di valutare ogni punto di vista; non devono cambiare le regole, ma l’applicazione. In questo senso è una problematica non facile da affrontare, ma è positivo che all’interno della Chiesa se ne ragioni e che lo stesso papa abbia riportato alla luce le varie sfacettature della questione».

v. m.

Opinione due, don Marco Baroncini: "Riscopriamo il sacramento"

«Ringrazio il cardinale Carlo Caffarra di aver puntualizzato con grande chiarezza un argomento così importante che riguarda non solo la comunione, ma riguarda il cuore stesso della famiglia». Sono le parole di don Marco Baroncini, segretario del Centro Servizi Generali dell’Arcidiocesi, nonché parroco di Scascoli e amministratore della parrocchia di Monte Acuto Vallese, a margine dell’intervista del cardinale sulla comunione ai divorziati risposati.

Don Baroncini, lei ringrazia il cardinale per il suo intervento. Come mai?
«Sì, perché ha espresso un concetto fondamentale che riguarda la famiglia. Ha fatto agli sposi il regalo più bello, indicando loro il percorso migliore possibile per un buon matrimonio».

Caffarra ha indicato la figura di Gesù come esempio.
«Sì, perché nelle Sue parole è rimarcato il senso più profondo del matrimonio. Cristo ha utilizzato questa immagine immagine bellissima proprio per indicare il rapporto tra l’uomo e Dio. E il nostro cardinale ha saputo spiegare questo concetto fondamentale in un modo magistrale, come sempre».

La questione della comunione ai divorziati risposati rimane però aperta.
«La riflessione non riguarda tanto l’eucarestia in sé, quanto il riscoprire la forza del sacramento del matrimonio, proprio nel momento in cui l’argomento crea un ampio dibattito».

v. m.