Bologna, 17 marzo 2014 - I TURISTI aumentano, ma le porte dei musei rimangono chiuse, soprattutto nel fine settimana. Sembra un controsenso, ma nel periodo del boom turistico di Bologna, la città continua a pagare i problemi organizzativi della sua offerta culturale. «Tanto è stato fatto — ricorda però l’assessore alla Cultura Alberto Ronchi — e i grandi numeri registrati sono anche il risultato dello sforzo compiuto in questo senso».

Assessore, come si può risolvere il problema delle chiusure nel fine settimana?
«Purtroppo la questione è legata in gran parte a problematiche sulla gestione del personale. La presenza di volontari e custodi (i primi non possono superare di numero i secondi; ndr) è legata ad accordi sindacali difficili da modificare in tempi brevi. Possiamo però intervenire in altri ambiti, che io considero prioritari».

Quali?
«Servono una serie di investimenti che discuteremo durante la sessione di Bilancio. Ci sono proposte in corso, come la ristrutturazione del Museo Archeologico. Si parla di un intervento da circa un milione e mezzo di euro, per rendere più utilizzabili le sale espositive. Se si tolgono le varie pareti costruite in precedenza e si aprisse lo spazio, otterremmo la sala espositiva più grande di Bologna. Bisognerà poi risistemare l’ingresso».

Prima di tutto ciò non è meglio puntare sulla riorganizzazione dell’esistente?
«Su quel fronte abbiamo già fatto tanto, se non miracoli. A livello organizzativo abbiamo ottenuto più risultati negli ultimi 2 anni che nei 10 precedenti. Tralasciando la questione sindacale, che è un discorso a parte, bisogna considerare che abbiamo ereditato una situazione a dir poco complicata. Nonostante questo siamo riusciti a ottenere un’unica Istituzione Musei da due realtà pre-esistenti; abbiamo trasformato la Cineteca in Fondazione, rendendola più visibile (assieme alla città) nel mondo; abbiamo salvato l’Arena del Sole. La prossima settimana si chiuderà, dopo anni di discussione, un protocollo d’intesa con il Conservatorio per il passaggio della Biblioteca Martini al Museo della Musica. Per non parlare dell’accordo con la Fiera per Art City che ha di fatto dimostrato che trasformare l’intero centro storico in un unico sistema museo è possibile».

Il prossimo passo è quindi coordinare l’offerta e possibilmente gli orari...
«In questo momento è francamente un’utopia. Ma possiamo e dobbiamo avviare una serie di interventi per migliorare la situazione. Stiamo cercando di capire se entro il 2015 ci saranno le condizioni per farlo».

Non rischiamo di arrivare tardi, ora che Bologna si sta mostrando all’estero come città d’arte?
«Bologna non è una città d’arte, è una grande città di cultura europea. Ha un patrimonio grande ma molto diffuso a cui si unisce una fervida attività culturale. Occorre un intervento consistente dal punto di vista organizzativo, ma la situazione di partenza è molto frammentaria. Negli scorsi anni sono entrati in gioco una serie di attori privati, cosa per altro positiva, ma ora si presenta la sfida di coordinare tutti questi sforzi. Ci arriveremo, ma dovrà essere per forza un percorso graduale e calibrato alle risorse».

Valeria Melloni