Bologna, 24 marzo 2014 - PER ORA, come ha detto la vice sindaco e assessore al Bilancio Silvia Giannini, è solo una delle armi «potenziali» cui il Comune potrebbe ricorrere per chiudere il bilancio. Ma se prima o poi Palazzo D’Accursio sarà costretto a farvi ricorso, per le imprese del territorio arriverà un’altra stangata. Questo è lo scenario che si prospetta per negozi, alberghi e ristoranti qualora venisse aumentata dello 0,1% la Tasi (l’ex Imu) sulle attività produttive. Un aumento delle tasse che andrebbe dalle poche decine di euro dei negozi al dettaglio fino agli oltre 3.000 degli alberghi. Tutto dipende, come sempre succede quando di mezzo ci sono degli immobili, dalla rendita e dalla categoria catastale in cui rientrano i vari edifici.

LE SIMULAZIONI elaborate dal centro studi di Ascom Confcommercio mostrano che se l’aliquota passasse dallo 0,94% all’1,04%, un ristorante in categoria C1 spenderebbe 492 euro in più di Tasi rispetto al 2013, mentre un negozio (stessa categoria catastale) si fermerebbe a 201.Per gli immobili in categoria C3, invece, il rincaro sarebbe di 66 euro per un negozio al dettaglio e di 407 per uno all’ingrosso. Il conto più salato lo pagherebbe un albergo in categoria D2 e con un valore rivalutato di circa 3,3 milioni di euro: qui se l’aliquota crescesse dall’attuale 0,96% all’1,06% l’aumento sarebbe di ben 3.345 euro.

CIFRE che mettono in allarme tutte le associazioni economiche, a partire proprio da chi gestisce un hotel. «In questo modo la tassazione sugli alberghi diventerebbe insostenibile — dice Celso De Scrilli, numero uno di Federalberghi —, anche perché già col passaggio dall’Ici all’Imu alcune strutture hanno visto raddoppiare il conto. E poi questo è un momento in cui molti hotel hanno già i conti in rosso. Abbiamo chiesto un incontro con il Comune per discutere della questione». Una contrarietà, quella all’aumento della Tasi sulle attività produttive, condivisa anche da Ascom e Confesercenti. «Le simulazioni dimostrano che un ritocco dell’aliquota è inaccettabile — attacca il direttore di Ascom, Giancarlo Tonelli —, un aumento così significativo non sarebbe sopportabile per molte attività». «La tassazione sulle imprese non può essere aumentata, non si può andare oltre ai livelli attuali — dice invece Loreno Rossi, direttore di Confesercenti —. Noi su questo punto siamo fermi».

Andrea Zanchi