Bologna, 24 marzo 2014 - «L’OPERA di San Michele Arcangelo è al di fuori della Chiesa cattolica. Fanno missioni, momenti di preghiera e riti, ma questo non basta per essere cattolici». Monsignor Giovanni Silvagni, vicario generale, lo chiarisce in una nota pubblicata dal settimanale diocesano Bologna Sette. «Il nostro unico obiettivo è mettere in guardia i fedeli — aggiunge Silvagni —. Quelli che sono dentro l’Opera non sono sacerdoti cattolici. Se sono sacerdoti sono stati ordinati da vescovi non cattolici». La distinzione è importante «per far capire a chi va lì, fa donazioni o parteciapa ai riti, che quelle persone non sono in comunione con la Chiesa cattolica».

LA CURIA è intervenuta sulla questione a seguito di alcune segnalazioni e richieste di chiarimenti sull’attività che l’Opera San Michele Arcangelo svolge. Il sito web della comunità, che opera a livello nazionale ma ha sede nella nostra città in via de‘ Monari, proclama obbedienza e sottomissione a papa Francesco e spiega che chi ne fa parte è impegnato in opere di assistenza agli anziani e missioni all’estero.

«I sedicenti padri o preti o diaconi dell’aggregazione — dice il vicario generale — non sono riconosciuti dalla Chiesa cattolica e sono inabili a porre qualsiasi azione sacra. Se davvero volessero obbedire al Papa o ai vescovi smetterebbero immediatamente di presentarsi per quello che non sono e di fare ciò che a loro non compete. Il signor Gennaro Senatore, che si presenta come padre Michel Upmann, superiore generale dell’Opera, risulta scomunicato e utilizza indebitamente titoli ecclesiastici e abiti clericali».

LA PRESA di posizione della Curia è molto dura e invita «i fedeli e i pastori a vigilare» perché «l’autenticità della fede e della vita ecclesiale non sia inquinata da maestri che si fanno da sé. Quanto in questa esperienza sia da addebitare a ignoranza delle più elementari nozioni di vita ecclesiale, ingenuità o malafede non è facile da valutare, ma noi vogliamo tutelare le persone che — conclude Silvagni — hanno diritto a chiarezza e trasparenza».

Emanuela Astolfi