Bologna, 25 marzo 2014 - A.A.A. Esorcismi e posti letto a prezzi modici. L’Opera San Michele Arcangelo di via de’ Monari, il giorno dopo la ‘scomunica’ a mezzo stampa della Curia, è blindata. I cronisti vengono rimandati al comunicato pubblicato sul sito, ma ospiti ed ex ospiti del cosiddetto ‘studentato’ non si stupiscono dell’anatema. Anche perché, a chi ci vive dentro, non è chiaro quali siano le opere di carità a cui vengono destinate le donazioni. In quanto al padre superiore Michel Upmann, non tutti sanno che il suo vero nome è Gennaro Senatore.

«Per un posto letto si pagano 300 euro al mese o 15 al giorno — spiega uno degli ‘ospiti’ sotto il vincolo dell’anonimato —. C’è anche una cappella in cui, credo, vadano a pregare. Padre Michel? Non l’abbiamo mai visto dire messa, la celebra il prete sudamericano. Gli affittuari sono solo uomini, studenti e lavoratori, non c’è nessuna donna. Padre Michel arriva la mattina ed esce la sera. A un ragazzo che non paga da un po’ l’affitto perché rimasto senza lavoro hanno consegnato qualche giorno fa una lettera in cui si spiega che si è riunita una commissione che ha deciso che deve pagare o andarsene entro fine mese». «Lui chiama gli affittuari ‘pecorelle smarrite’ e alla gente che viene a fare visita li indica come i poveri che lui assiste — racconta un altro —, ma tutti pagano per la stanza, pur non avendo un contratto né un pezzo di carta. Qualche volta però rilascia delle ricevute».

Fra gli ‘ospiti-poveri-affittuari’, c’è chi ha trovato il posto tramite passaparola, chi rispondendo a un annuncio su un popolare sito Internet, dove si offriva l’ospitalità senza specificare che si trattasse di una casa di religiosi. Ci sono camere da tre, da cinque e singole. E quella di via de’ Monari non è l’unica sede: c’è una dependance in un appartamento al 7° piano di un elegante condominio di via Irnerio. Sulla porta è affisso un cartello con lo stemma dell’opera e la scritta ‘Casa Betania’. Suoniamo e apre una studentessa: «Qui siamo in sei, ma ci sono otto posti letto — spiega —: l’abbiamo trovato tramite un’agenzia immobiliare. Che io sappia, abbiamo un regolare contratto».

«Padre Michel è molto attivo su Internet e sui social network — racconta un altro tra affittuari ed ex —. È in contatto con tantissima gente che vive lontano da Bologna: pubblica magari una foto in cui sta cucinando e scrive che sta preparando da mangiare per i poveri. Tanto chi sta lontano non sa nulla e si fida, così arrivano le donazioni». Upmann-Senatore è sempre accompagnato da una cagnolina bianca, Kira. e trascorre lunghe ore al computer scrivendo lettere e mail: «A volte fa esorcismi via webcam, pronunciando formule pseudoreligiose. Di recente ha anche battezzato una ragazza nella cappella interna della casa».

Un capitolo a parte lo merita la situazione dei locali. «Sono della Prefettura — dicono gli affittuari —, tanto che a volte vengono dei funzionari a fare dei controlli». In piazza Roosevelt, però, non ne sanno nulla. «L’edificio — chiariscono fonti della Prefettura — è di proprietà del Fondo edifici di culto del ministero dell’Interno, ma noi abbiamo un rapporto di locazione solo con i Padri Filippini, i quali hanno peraltro in corso uno sfratto per morosità. Chi ci sia entrato dentro in forma abusiva noi non lo sappiamo, ma faremo subito accertamenti. Questi qua non li abbiamo messi dentro noi». I Padri Filippini hanno la sede del loro convento nello stesso edificio ma, interpellati in merito, tengono in modo particolare a marcare le distanze dall’Opera San Michele: «Non abbiamo nessun rapporto con loro. Siamo solo vicini. L’edificio è dello Stato, non ne disponiamo noi».

Enrico Barbetti