Bologna, 28 marzo 2014 - Quella residenza mi era stata indicata da un amico. "Ti troverai bene", mi aveva detto. Il mio posto letto era nella stanza quintupla. Proprio di fronte alla cappella ricavata nell’appartamento al primo piano di quella che viene indicata come Casa generalizia di via de’ Monari. Per un mese ho soggiornato presso i religiosi dell’Opera San Michele Arcangelo, tra dicembre e gennaio scorsi. E in quei ventinove giorni ho avuto modo di conoscere il superiore generale dell’Osma, padre Michel Upmann. Solo oggi scopro che il suo vero nome è Gennaro Senatore, noto per essere stato condannato nel 2008 per l’incendio sotto casa dell’ex portavoce di Sergio Cofferati.

Quell’uomo carismatico, ottimo cuoco, mi aveva incuriosito sin dai primi giorni. Appena mi sono presentato, spiegando che faccio il cronista, aveva voluto stupirmi: "Anch’io sono giornalista. Mi occupo in particolare di conflitti, sono un inviato di guerra". Il lettore può immaginare la reazione entusiasta del sottoscritto. Subito ho chiesto dove avesse operato. "Le ultime guerre le ho fatte tutte", era stata la sua risposta. A quel punto avevo lasciato cadere il discorso. Avevo intuito che quel religioso che porta sempre con sé la cagnolina Kira era un uomo al quale piaceva raccontarle un pochino grosse. Ma, insomma, nessuno è perfetto.

All’interno della residenza si è sempre comportato in modo corretto. Certo, quando ho versato al ‘novizio’ (un giovane aspirante religioso dell’Ordine michelita fondato da padre Upmann-Senatore) i 290 euro in contanti per il mio soggiorno in centro a Bologna, non è stata rilasciata una ricevuta. Però oltre a una branda e alla doccia, nella casa si trovava sempre un piatto caldo. Al mattino presto i religiosi partecipavano alla messa officiata da padre Armando Diaz Bartra, di origini sudamericane e da pochi mesi in Italia, che sul sito internet dell’Opera è indicato come ‘cancelliere segretario’.

Padre Michel invece non poteva consacrare l’Eucarestia: "Lui è diacono, non un sacerdote. Si fa chiamare padre perché avendo fondato l’Osma è come se fosse il nostro papà, una guida da seguire", aveva spiegato con estrema tranquillità padre Armando una sera a cena. Il cibo che – ci veniva detto – era destinato ai poveri e in gran parte era donato da benefattori, era conservato all’interno di una panca, nel cucinino. Alcune confezioni riportavano marchi commerciali, altre la semplice scritta ‘Aiuto Ue non commerciabile’. Come facevano i religiosi a procurarsi fette biscottate, latte e pelati marchiati ‘Ue’? Alla mia domanda aveva risposto lo stesso padre Michel: "Attorno a questi prodotti gira un business enorme. A noi li cedono le parrocchie o alcuni volontari". Un aspetto che mi ha lasciato perplesso è che in un mese di permanenza non ho mai visto un povero.

Padre Michel arrivava al mattino e ripartiva nel tardo pomeriggio. Nel corso della giornata trascorreva lunghe ore nel suo ufficio. Sugli scaffali ricordo di aver notato qualche libro su San Michele Arcangelo, che, oltre a dare il nome all’ordine, nell’iconografia classica uccide il dragone che corrisponde al diavolo.

"Esistono varie categorie di diavoli sulla terra, Satana è solo il più noto", aveva raccontato un giorno padre Michel, e in seguito aveva confidato di essere un esorcista. Io gli avevo fatto capire di essere scettico al riguardo, dunque per dimostrarmi che non stava scherzando ha acceso lo smartphone facendomi ascoltare una registrazione. La voce che usciva dal cellulare era quella del padre. Recitava delle preghiere, mentre in sottofondo si udivano grida e lamenti di una giovane donna. "Io non mi faccio pagare quando compio un esorcismo — aveva precisato —. Kira, la mia maltesina, è il dono del genitore di una ragazza che sono riuscito a liberare. Non volevo denaro ma l’uomo, titolare di un allevamento di cani, mi aveva fatto scegliere un esemplare".

Andrea Bergamo