Bologna, 16 aprile 2014 - HO LETTO le vostre belle pagine su Bologna capitale del cibo, Bologna che torna a essere la Grassa con la G maiuscola. Inutile dire che, da felsineo, sono molto contento che la mia città rinverdisca gli allori. Il cibo è sempre stato importante sotto le Due Torri ma adesso può diventare qualcosa di più: un asset strategico per la ripresa.

Amleto Cavina

Risponde Massimo Gagliardi, vicedirettore il Resto del Carlino

COMPLETAMENTE d’accordo con Lei. Ma assieme a Bologna potremmo citare le esportazioni del parmigiano-reggiano, dell’aceto balsamico e del lambrusco premiato come miglior vino del mondo. Senza dimenticare però un fattore chiave: il reddito. Se un grande chef non ha clienti per chi cucina? Il reddito ci deriva dall’avere un tessuto imprenditoriale ricchissimo e ancora fortissimo nell’export. Se una multinazionale come Philip Morris decide di aprire qui l’unico stabilimento al mondo per la sigaretta a tabacco riscaldato e non bruciato c’è un motivo: la professionalità dei nostri tecnici e la bontà di un tessuto sociale che può contare su buone università e scuole professionali. Senza dimenticare efficienza amministrativa e intelligenza dei sindacati.
massimo.gagliardi@ilcarlino.net