Bologna, 17 aprile 2014 - Whisky finito al Roxy Bar. Da oggi la saracinesca dello storico locale al civico 9 di via Rizzoli resterà abbassata e l’insegna spenta. Così, mentre il Quadrilatero rifiorisce col Mercato di Mezzo e la cittadella del cibo, tramonta nel silenzio uno dei punti di riferimento della cultura pop della città.

Reso celebre nel 1983 da un verso della canzone ‘Vita Spericolata’ di Vasco Rossi, oggi è citato nelle guide turistiche e anche il sito di Bologna Welcome gli dedica un paragrafo.
Ora, chi arriverà sotto le Due Torri pensando al Blasco, con l’intenzione di lasciare la propria firma fra le migliaia che affollano i muri della scala elicoidale che scende verso la toilette, è destinato a rimanere deluso e si dovrà accontentare di un ‘selfie’ davanti alla serranda chiusa.

Il titolare Salvatore Giovinazzo annuncia che ha deciso di gettare la spugna perché non riesce più a far quadrare i conti. Una resa amara che suona come una sconfitta per tutta la città. Giovinazzo, 42 anni, originario della provincia di Cosenza, aveva rilevato il bar nel 2012, dalla gestione che, nel 2010, ne aveva preso le redini dopo il ritiro dei tre soci storici. I tempi sono cambiati. «Ho fatto enormi sacrifici per comprare questo bar — allarga le braccia il titolare —, ma ora non ci si sta più dietro». In altri termini: costi elevati e gli incassi non bastano a coprirli.

«Ci sono gli affitti troppo alti — spiega —, le tasse comunali, le spese per i dipendenti. E’ una decisione che ho preso a malincuore, visti i sacrifici che ho fatto due anni fa per comprarlo, ma ho constatato che adesso non ce la faccio più. Ho fatto due conti con il commercialista e non ho scelta. Ringrazio i ragazzi che hanno lavorato con me e tutti i clienti che ho servito, ma chiudo. Ho avvertito i dipendenti che da domani (oggi, ndr) non lavoriamo più. Nulla può farmi cambiare idea». Il Roxy Bar, però, non è un posto qualunque. «Lo so che è un locale storico — si rammarica Salvatore —, un simbolo per Bologna, e lo avevo preso proprio per quello. Le firme sui muri ci sono ancora tutte e resteranno lì, sono intoccabili. Ma cosa farò io dopo non lo so, mi prendo una vacanza e poi ci penserò».

Eppure, il marchio Roxy aveva ancora il suo fascino sui fans di Vasco, che non sono pochi. «Ancora vengono dei ragazzi per quello — spiega il barista —, ma sono poche le giornate i cui faccio i numeri con gli ammiratori di Vasco. E con i T-Days la situazione per me, anziché migliorare è peggiorata. Avevo molta più gente il sabato e la domenica quando non c’erano». E la vita era più spericolata.

Enrico Barbetti