Castel Maggiore (Bologna), 19 aprile 2014 - Se n’è andato nel sonno, senza avere la possibilità di essere aiutato. Enzo Mango, un ragazzo di soli 37 anni, è morto con tutta probabilità a seguito di un arresto cardiaco improvviso che non gli ha lasciato scampo. Per la comunità di Castel Maggiore, dove il giovane viveva con la moglie Loredana e i due figli di 8 e 5 anni, una notizia tremenda.

Mango è stato trovato privo di vita nel suo letto, ieri mattina, intorno alle 7,30, poco prima dell’orario in cui avrebbe dovuto prepararsi per accompagnare uno dei figli a scuola. Inutile l’arrivo dei soccorritori che non hanno potuto far nulla per il giovane cameriere, originario del Napoletano. Negli occhi di molti il ricordo del sorriso dolce di quel ragazzo dalla battuta pronta, amico di tutti e appassionato tifoso della squadra partenopea.

Il ricordo di un uomo coraggioso che ha affrontato di petto una vita che gli ha regalato tante gioie. Come Loredana, l’amore della sua vita dalla quale ha avuto due bellissimi figli. E’ lei la prima a piangerlo. Assieme alla proprietaria del ristorante Scuderia, a Castel Maggiore, Loretta Culzoni, dove il giovane lavorava dal 2007: «Per noi era uno di famiglia — dice —. Lo consideravo un figlio perché in tutti questi anni si era fatto amare. Stiamo parlando di un ragazzo straordinario che aveva legato tantissimo con mio figlio Cristos. In pratica erano due fratelli e ieri (l’altro giorno ndr) si erano lasciati con la solita frase: ci vediamo domani».

Una vita semplice, fatta di lavoro, casa, famiglia, ma anche la passione per il Napoli calcio. Sulla sua bacheca di Facebook troneggia, ancora, l’immagine di lui che mostra il tatuaggio sul braccio dedicato alla squadra partenopea.

«Si era fatto mandare il cellulare del Napoli — racconta Loretta — e aveva contagiato anche me con questa fede calcistica. Era venuto a lavorare da noi dopo l’esperienza in un altro ristorante. Cercava un’occupazione più sicura e qui ha trovato anche una famiglia. Stava benissimo e non riusciamo a capacitarci della sua morte».

Matteo Radogna