Bologna, 19 aprile 2014 - Turisti sorpresi e bolognesi dispiaciuti. Con la saracinesca abbassata in via Rizzoli 9 se ne va un pezzo di storia di Bologna, poco importa se veritiera o inventata. Perché i Vasco-dipendenti che arrivano da lontano ci tenevano a fermarsi nel Roxy Bar e immaginare che davvero lì dentro si fosse consumata un po’ della vita spericolata del loro idolo. Come Antonio Martucciello, in arrivo dalla Basilicata per far visita a un amico. «Non mi aspettavo di trovarlo chiuso, speravo di poterci entrare anche questa volta — si meraviglia il fan del Komandante davanti al locale —. Ogni volta che venivo qui per i concerti di Vasco questo posto era una tappa fissa».

Anche Lorenzo Presta guarda stupito il bar, riconoscibile ormai solo dalla targa sul muro esterno con la scritta. «Sono calabrese e studio a Parma — racconta avvilito il seguace del rocker —. Passo spesso da Bologna per prendere il pullman e tornare a casa, e quando il locale era aperto ogni volta mi piaceva guardare dentro». Andrea Mucciarello non è un vero e proprio fan di Vasco, ma il Roxy Bar era una tappa prevista nel suo itinerario da turista in visita a Bologna, tanto quanto le Due Torri e piazza Maggiore. «Mi aspettavo di trovarlo aperto», commenta sorridendo un po’ amaramente.

Intanto tra i bolognesi c’è chi spera che la chiusura non sia definitiva, come potrebbe succedere se il locale tornasse in mano ai vecchi soci. «In passato ci venivo spesso, conservo dei bei ricordi — racconta Giancarlo Poli, pensionato —. Vasco Rossi lì dentro non l’ho mai visto, ma il bar era frequentato da altri artisti. Ricordo Biagio Antonacci e Gianni Morandi, non in concerto ma come clienti». Anche Alberto Liseppi era un avventore del bar, «non ultimamente ma parecchi anni fa». Ora spera che la chiusura di quella che definisce una «istituzione della città» non sia definitiva. «Mi piacerebbe che lo riprendessero in gestione i vecchi soci», commenta.

Decisamente indifferente alla sorte del locale è Italo Colliva. «È tutto un bluff, non è vero che questo è il bar di Vita spericolata — commenta con il suo gruppo di amici —. Sono quarant’anni che ci passo e non ho mai visto Vasco. Piuttosto è vero che ci veniva un sua sosia: era un meccanico che si vestiva come il famoso cantautore e si spacciava per lui».

Maddalena Oculi