Bologna, 22 aprile 2014 -  MENTRE PADRE Michel Upmann prega, nel chiuso della sua cella, Rino Senatore si prepara all’imminente incontro con i giudici che dovranno decidere il suo destino. E’ stata una Pasqua a due facce quella appena trascorsa da Gennaro Senatore, 44 anni, detto Rino, noto anche come padre Michel Upmann, superiore generale dell’Opera San Michele Arcangelo. Da venti giorni, ormai, Senatore si trova in carcere perché il giudice di sorveglianza gli ha sospeso l’affidamento in prova ai servizi sociali relativo alla condanna per le famose lettere minatorie all’ex sindaco Sergio Cofferati.

LO ‘CHEF MITOMANE’, infatti, nel 2007 spedì i famigerati documenti a firma Partito comunista combattente che gettarono la città nel panico: per quei fatti è stato condannato a due anni e undici mesi e stava appunto finendo di scontare la pena con l’affidamento ai servizi sociali. Ma il beneficio gli è stato sospeso poiché il giudice ha ritenuto Senatore inadempiente rispetto al previsto percorso rieducativo. E dopodomani sarà il giorno del giudizio: si terrà infatti l’udienza davanti al tribunale di sorveglianza che dovrà decidere se tramutare la sospensione in revoca, come chiesto dal primo giudice, oppure rimettere in libertà Senatore-Upmann, come chiesto dal suo legale, Antonio Petroncini.

IL RITORNO in cella del ‘religioso’ è avvenuto in concomitanza con lo scoppio della nuova vicenda che l’ha visto protagonista nelle vesti di padre Upmann. «Ho incontrato la fede, sono un uomo cambiato», ha spiegato padre Upmann dopo che la Curia ha ‘scomunicato’ a mezzo stampa l’Opera San Michele Arcangelo, la cui sede si trova in un edificio di proprietà della Prefettura in via de’ Monari 6.

DA ALLORA sono stati solo guai per Senatore-Upmann. Prima i titoloni sui giornali, poi le denunce relative a due immobili gestiti (e affittati) dall’Opera, quindi la nuova inchiesta della Procura che attualmente vede Senatore indagato per truffa, falso e minacce. Nei giorni scorsi, infine, il blitz dei carabinieri della stazione Porta Lame in via de’ Monari, al termine della quale il vice di padre Upmann, il peruviano padre Jorge Armando Diaz Bartra, è stato portato in caserma perché trovato in possesso di un permesso di soggiorno falsificato da Senatore.
Il mondo che padre Upmann si era silenziosamente costruito in questi anni, insomma, è andato in pezzi. E l’unica cosa rimasta al falso prete è la preghiera, come lui stesso ha confidato al suo avvocato in un incontro alla Dozza. Giovedì la difesa chiederà ai giudici che venga ripristinato l’affidamento in prova ai servizi sociali, proponendo probabilmente una soluzione alternativa a quella originaria, che prevedeva l’impegno di Senatore in un centro anziani e un incontro periodico con lo psicologo.

UNA STRADA che appare però in salita. I giudici saranno infatti disposti a ridare fiducia all’ex chef mitomane? Certo, i tempi delle lettere minatorie del Pcc sono lontani, ma ovviamente non deporrà a favore di Senatore la vicenda di padre Upmann e le nuove accuse di truffa e falso. Se i giudici decideranno di lasciarlo in cella, il superiore generale dell’Opera San Michele Arcangelo potrà ancora ricorrere in Cassazione. Una strada ancora più in salita.

Gilberto Dondi