Bologna, 23 aprile 2014 - Città piena, città vuota. Pieno il centro nei giorni di Pasqua, diverso il discorso per le periferie, esclusa, ovviamente, San Luca. Centro pieno, dicevamo, i negozi aperti premiati da numerosi visitatori, atmosfera di festa. Ma soprattutto, ed è una bella cosa, tanti turisti. E non solo per vedere la Ragazza con l’orecchino di perla, ma un poco dappertutto. Con tante frasi colte al volo, come quella di una famiglia romana che si è fermata quattro giorni: «A dire il vero avevamo pensato a star qui un paio di giorni, poi ci siamo fatti conquistare e abbiamo prolungato. Siamo stati colpiti dalla struttura di Bologna, dai suoi portici, prima ancora che dalle chiese, dai palazzi, dalle tante belle cose».

Però la cosa che ha colpito maggiormente è stata un’altra. La presenza di stranieri. Erano davvero tanti. Una nostra conoscente che parla bene inglese, spagnolo e francese e che lavora in un grande negozio del centro, ha passato Pasqua e Pasquetta a far da interprete: «Volevano sapere un monte di cose e non solo sui prodotti che vendiamo, ma sulla città, sulla sua storia, sulle cose che bisognava assolutamente vedere — dice —. Mi ha colpito la presenza di australiani: ne ho serviti tanti, in particolare di Adelaide. Forse si trattava di un viaggio organizzato, ma al quarto australiano che mi ha chiesto informazioni ho cominciato a domandare da dove arrivavano».

Insomma, pare proprio che i turisti stranieri abbiano scoperto Bologna, un bel segnale, da non trascurare. A dire il vero si tratta di qualcosa di più di un segnale, da tempo albergatori, uffici turistici, agenzie di viaggio si erano resi conto di questo flusso in crescita, quasi che le parole di Goethe, conquistato dalla vista che si godeva dalla Torre Asinelli, abbiano riecheggiato dopo quasi 230 anni. Ora si tratta di non perdere l’occasione: se i flussi del turismo internazionale hanno scoperto la nostra città, bisogna favorirli, presentando loro le nostre specialità, dalla gastronomia ai motori, alle bellezze artistiche nel modo migliore.

E per finire una nota curiosa. In via Saragozza siamo stati avvicinati da un signore seguito da un gruppo. «Por favor ahonde està la Virgen de San Luca?». Gli abbiamo spiegato il cammino e specificato che si trattava di una camminata bella ma non facilissima, ma il signore e i suoi sono parsi entusiasti. Spagnoli? Abbiamo chiesto. «No, argentinos», ci hanno risposto, e hanno ripreso a procedere lungo i portici.

Marco Guidi