Bologna, 25 aprile 2014 - Viveva sotto le Due Torri in una casa di accoglienza Silvio Mannina, il trentenne il cui corpo è stato ritrovato ieri pomeriggio a Santarcangelo di Romagna, coperto da 30 centimetri d’acqua. Mannina aveva scelto Bologna per stare più vicino alla figlia. Il trentenne era stato l’ultimo fidanzato di Lidia Nusdorfi, la milanese accoltellata a morte a Mozzate (Como), l’1 marzo scorso, da Dritan Demiraj, il pasticciere albanese di 29 anni ex convivente e padre di uno dei suoi figli, che davanti al pm comasco Simone Pizzotti ha confessato il secondo delitto, quello di Mannina, appunto. «Ho ucciso anche Silvio Mannina. Non riuscivo più a vivere con questo peso sulla coscienza», ha detto il 29enne che vive a Rimini.

Mannina era arrivato in città lo scorso novembre. Durante il Piano freddo, dal 29 novembre al 27 febbraio era stato accolto nella struttura Casa Willy in via Pallavicini. L’ultima volta che è stato visto dagli operatori è stata la mattina del 28 febbraio: ha detto che si sarebbe assentato per andare a trovare la figlia. Non era in carico ai servizi sociali del Comune, cui non si è mai rivolto, e non lavorava. Di lui non si avevano notizie da quel 28 febbraio. Era scomparso in concomitanza con l’uccisione della Nusdorfi. Circostanza che aveva spinto la sorella del trentenne a lanciare un appello alla trasmissione ‘Chi l’ha visto?’: «Torna a casa, fatti sentire. Ti vogliamo tutti bene». E aveva aggiunto: «Appena sono venuta a sapere del delitto, ho cercato di chiamarlo. Ma da allora non si trova».

Il resto è affidato alla confessione di Dritan su quel 28 febbraio. E alla ricostruzione fatta dagli inquirenti. Mannina era stato attirato a Rimini con la promessa di un incontro amoroso, ma all’appuntamento ha trovato il suo omicida. Il trentenne, fidanzato della ex compagna di Demiraj, Lidia Nusdorfi, assassinata alla stazione di Mozzate il primo marzo (IL LUOGO DEL DELITTO - FOTO), era stato attirato all’incontro amoroso la sera del 28 febbraio da Monica Sanchi, convivente dell’albanese, con la quale da qualche tempo era in contatto telefonico e via chat. A quell’incontro alla stazione di Rimini, assieme alla Sanchi si era presentato Demiraj, che ha portato con la forza Mannina nei pressi del Lago Azzurro di Sant’Arcangelo.

Qui l’albanese gli avrebbe chiesto di contattare Lidia, ma lui si sarebbe rifiutato. A quel punto, spiegano i carabinieri, Demiraj si è fatto consegnare il cellulare, sul quale c’erano immagini e video piuttosto espliciti che confermavano la relazione avviata con la Nusdorfi. In preda a un attacco di gelosia, Demiraj ha colpito e strangolato Mannina, il cui corpo, avvolto in un telo, è stato seppellito in una cava adiacente il lago. «Non ci ho più visto e l’ho colpito con due pugni che lo hanno tramortito a terra», ha svelato l’albanese al pm.

Emanuela Astolfi