Bologna, 14 maggio 2014 - Tutto comincia nel 2010, con la cattura a Bologna di Nicola Acri, uno dei 100 latitanti piu’ pericolosi al mondo, ricercato per omicidio e associazione mafiosa. Acri, classe ‘79 e figlio di un maresciallo dei Carabinieri, e’ a capo della ‘ndrina Acri-Morfo’ di Rossano (Cosenza) e viene descritto come un killer spietato. Le indagini da quel momento, coordinate dalla Dda di Bologna e da quella di Catanzaro, non si sono fermate e hanno portato all’individuazione di una organizzazione criminale ben radicata sotto le Due Torri.

All’alba di stamane sono scattati gli arresti da parte dei Ros di Bologna di due persone e il sequestro di beni per 600.000 euro tra il capoluogo emiliano, Roma e Olbia. Indagate, in tutto, 17 persone, tutte di origini calabresi ma domiciliate a Bologna e provincia, e legate fra loro da vincoli di parentela: devono rispondere di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione di esplosivo e di armi clandestine, favoreggiamento personale ed evasione, aggravati dalle finalita’ mafiose. Le perquisizioni nelle loro abitazioni stamane erano ancora in corso.

Tutto sotto le Due Torri ruotava intorno a una persona e a un negozio: Roberto Ammirato, 41 anni, detto zio Checco, che era a capo dell’organizzazione e che aveva aiutato Acri nella latitanza, e il suo bar in piazzetta Musi, gestito dalla suocera di Ammirato e dalla figlia, nonche’ compagna del capo, di 40 anni, entrambi indagate. E’ da questo bar che si dipana l’organizzazione dello spaccio di droga, quasi esclusivamente cocaina, che vengono tenute le fila con gli stessi spacciatori, i quali trattano anche quantitativi ingenti: come i 100 grammi a settimana chiesti da un avvocato.

Ammirato e’ finito in carcere insieme al nipote, Antonio, 33 anni, considerato il suo braccio destro e uno dei pochi ammessi nella cerchia ristretta di Acri. Divieto di dimora, invece, per Sebastiano Corso (con una lunga ‘carriera’ di rapinatore alle spalle), 37 anni, cognato di ‘zio Checco’. Ad inchiodare Ammirato, oltre alle intercettazioni e ai pedinamenti, anche le dichiarazioni di cinque collaboratori di giustizia.
Nell’inchiesta anche il 24enne genero del capo, che in un’intercettazione viene pesantemente sgridato dal suocero per aver spacciato partite di cocaina ‘maneggiata’ troppo e che al tempo stesso viene ‘graziato’ proprio perche’ e’ il fidanzato della figlia.

Un altro filone dell’indagine, soprannominata ‘Gangale’ da uno degli pseudonimi usati da Acri, ha invece portato ad approfondire le sue attivita’ di narcotraffico tra Italia e Spagna: qui il boss della ‘ndrina si serviva di Maurizio Ragno, pregiudicato e gia’ condannato a 35 anni per vari reati, arrestato nel 2011 proprio nel Paese iberico. Tra i beni sequestrati oggi, il bar, un negozio di articoli casalinghi in via Beroaldo, un appartamento a Bologna e uno a Santa Teresa di Gallura, auto, conti correnti e polizze assicurative. Il gip che ha emesso l’ordinanza, su richiesta del pm Enrico Cieri, e’ Alberto Ziroldi.

(Fonte Dire)