Crevalcore (Bologna), 8 giugno 2014 -  Un paese attonito si è stretto ieri pomeriggio intorno ai famigliari di Margherita Bolelli (foto) la 13enne di Crevalcore morta l’altro giorno al Maggiore di Bologna a causa di una meningite fulminante. Attorno alla bara bianca di Meggy, così la chiamavo i suoi amici, e alla sua famiglia, straziata dal dolore, si sono strette oltre duemila persone che hanno fatto sentire il loro calore partecipando a una commovente e toccante celebrazione.

Gremita la chiesa prefabbricata del piazzale Nord dove si è celebrato il rito funebre e altra folla si è radunata negli spazi esterni della chiesa.
Tra i banchi il sindaco Claudio Broglia, altri rappresentanti del Comune, il corpo docenti dell’Istituto comprensivo, la sua classe, i ragazzi della seconda C e molti altri studenti. Le eseguie sono state celebrate da don Adriano Pinardi e dopo le letture e il Vangelo, è intervenuta una insegnante che ha raccontato Meggy.
«Margherita – ha detto la professoressa con voce tradita dalla commozione – era sempre attenta, mostrava interesse per tutto. Una ragazza molto altruista, sempre sorridente, disponibile ad aiutare chi in classe era in difficoltà».

Alcune compagne di classe hanno ricordato il temperamento, il carattere solare. «Meggy – hanno detto tra l’altro – sei la figlia modello che ogni genitore vorrebbe avere. Non ti dimenticheremo mai».
Durante la celebrazione è stata poi portata in chiesa una gigantesca margherita ritagliata dai ragazzi nel cartoncino bianco. E al termine della messa la bara è stata accolta dalla folla nel piazzale della chiesa mentre nel cielo azzurrissimo sono stati lanciati palloncini bianchi. Un impianto stereo esterno ha quindi suonato alcune canzoni tra cui ‘Happy handing’ di Mika e ‘Sono un ragazzo fortunato’ di Jovanotti, cantanti che piacevano molto a Margherita.

Sul delicato santino, fatto stampare dalla famiglia, spicca una bella immagine luminosa di Margherita, sorridente, con alle spalle la forza del mare mosso da onde spumeggianti.
E nel retro si legge: «Mamma, papà non sono nata per la terra. Vi aspetto felice in Cielo».
Alla fine il feretro è stata portato in spalla - seguito da un lunghissimo corteo di persone - al cimitero comunale dove è stato posto vicino a quello del nonno paterno.

Pier Luigi Trombetta