Bologna, 26 giugno 2014 - MANCANO due giorni al gay pride che sfilerà per il centro storico e quest’anno, tra le tante rivendicazioni, risuonerà anche il grido in difesa di Atlantide, il collettivo Lgbt che da anni occupa il cassero di Porta Santo Stefano. E il Pd ci sarà? «Certo», dicono alcuni. «Ci stiamo pensando», rispondono altri. Un sottile imbarazzo nel partito c’è, dato che quello spazio è di proprietà del Comune che, tramite il sindaco, nei mesi scorsi ha inviato due avvisi di sfratto. Il Pd quindi sabato si troverebbe in parte a sfilare contro se stesso. L’ultimo avviso stabilisce che la data definitiva per liberare lo spazio debba essere il 30 giugno. E l’amministrazione ci sarà a questo pride ‘movimentista’? Sì, sarà l’assessore Matteo Lepore a salire sul palco e parlare anche di questo caso, rivendicando quanto fatto in questi anni per la comunità gay.

INTANTO, dietro le quinte, un altro assessore sta trattando con il collettivo per trovare un nuovo spazio da affidare ad Atlantide: è Alberto Ronchi, con delega alla Cultura, che dovrà cercare di risolvere questo spinoso problema. Nel frattempo il nuovo Cassero Arcigay di Porta Lame, rinnovato negli organismi dirigenti da pochi giorni, ha deciso di esprimere il proprio sostegno ad Atlantide.

LA COSA potrebbe sembrare scontata data l’affinità di tematiche, ma non lo è affatto. Le due realtà si trovano in posizione opposta non solo geograficamente (una a Santo Stefano e l’altra a Lame), ma spesso anche politicamente. A ricompattarle, momentaneamente, sono stati due fattori: il ritardo del Comune nel risolvere la vicenda di Santo Stefano e la svolta scelta da Vincenzo Branà, neo-presidente dell’Arcigay Cassero, che vuole puntare più sulla politica e meno sulla discoteca, per recuperare un certo spirito rivendicativo perso nelle sale da ballo. Detto questo, durante il pride non ci saranno contestazioni organizzate contro il Comune. «Penso che il Pd sia una fusione a freddo tra tante istanze e quello è il suo limite — spiega Branà —, ma io stesso vivo con piacere la presenza personale di esponenti di partito, perché la politica è anche militanza». Anche per quanto riguarda il Palazzo Branà auspica «la presenza di qualcuno dell’amministrazione. Sono occasioni anche per fare sfogare un conflitto». Contestazione sì, ma lo stesso presidente dell’Arcigay promette: «Cerchiamo di portare una testimonianza composta».

Saverio Migliari