Aeroporto, uomo colpito da infarto. Il medico arriva dopo quasi 20 minuti

Insorgono i sindacati: bisogna ripristinare subito il presidio tolto

Soccorritori in azione

Soccorritori in azione

Bologna, 21 febbraio 2015 - Un uomo colpito da infarto e quasi venti minuti per arrivare a soccorrerlo. L’automedica inviata all’aeroporto Marconi per una persona di 50 anni colpita da arresto cardiaco ci ha impiegato tanto dal momento che allo scalo, dal primo gennaio, è presente solo un presidio infermieristico.

Un episodio gravissimo, oltre che “un campanello d’allarme” che non si può sottovalutare, su cui prendono posizione tutti insieme i sindacati dei medici. “Riteniamo che questo evento sia un campanello d’allarme importante per un aeroporto strategico a livello europeo con transiti di sette milioni di persone, unico che abbia scelto di rimuovere la presenza medica in loco nonostante le diverse previsioni indicate dalle Linee Guida Enac pubblicate lo scorso ottobre”, scrivono in un duro comunicato congiunto Francesco Biavati (presidente regionale Snami Emilia-Romagna), Marisa Faraca (segretario regionale Cisl Medici), Davide Bianchi (Anaao Assomed Bologna), Salvatore Lumia (segretario provinciale Cimo Bologna) e Daniela Gallamini (Cisl Funzione pubblica Bologna). Stando a quanto raccontano i sindacati medici nella lunga nota, l’infarto (il secondo dall’inizio dell’anno in aeroporto) è avvenuto alle 19.25. Quando è stata decisa la rimozione del medico in aeroporto (decisione su cui è in corso una vertenza ma sulla quale non c’è ancora “nessuna risposta” da parte dell’aeropoero e dell’Ausl, protestano i medici), scrivono i sindacati, “era stato dichiarato che in caso di emergenze le automediche cittadine del ‘presidio ospedaliero adiacente’ sarebbero intervenute con tempistiche contenute”. Ieri, però, “come prevedibile”, c’è stato “un serio problema”, dal momento che “le automediche cittadine (che sono due) non erano disponibili”. Al Marconi è dovuta intervenire l’automedica che normalmente copre il territorio di Bentivoglio: inviata in aeroporto, “è arrivata dopo quasi 20 minuti dall’arrivo del primo mezzo di soccorso”. Infatti, raccontano i medici: “Il mezzo di soccorso con infermiere in aeroporto e’ giunto alle 19.27, ed il medico alle 19.45: ben 18 minuti dopo”.

Un tempo prezioso che, se l’equipe presente allo scalo avesse compreso il medico, poteva essere impiegato per praticare le manovre rianimatorie complete ed avanzate. Manovre che, a quanto pare di capire, ieri sera hanno effettuato gli infermieri. “Ci viene riferito- scrivono infatti i sindacati- che il paziente abbia riacquistato un ritmo cardiaco dopo cinque scariche di defibrillatore e sia stato successivamente intubato e ospedalizzato all’arrivo del medico che ha preso in carico il paziente circa 20 minuti dopo l’inizio dei soccorsi”.

Quanto accaduto, per i sindacati, dimostra che “non è possibile legare la disponibilità medica in un presidio sanitario aeroportuale con sette milioni di transiti all’eventuale disponibilità delle automediche bolognesi”, che sono solo due e lavorano tantissimo. Non solo: visto che dopo la terza scarica di defibrillatore è previsto l’utilizzo di farmaci anti aritmici, se il paziente e’ stato rianimato dopo ben cinque scariche, si chiedono i medici, “chi ha gestito questi farmaci?”. Il 118, infine, osservano i sindacati medici, avrebbe nel frattempo potuto inviare un’ambulanza (in assenza di automediche libere), che avrebbe potuto occuparsi del trasporto al pronto soccorso. Per i sindacati non è giusto che i cittadini di Bologna debbano “soffrire le conseguenze di una riorganizzazione che sottrae al territorio uno dei pochissimi mezzi medicalizzati”.

Fonte Dire

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