Bologna, anno giudiziario. "Carceri italiane paradiso per latitanti dell'Est"

Affondo del procuratore generale De Francisci. "L'entusiasmo di Norbert Feher nell'accettare l'estrazione ci deve fare riflettere"

Al centro il presidente della Corte d’Appello Giuseppe Colonna all’apertura dell’anno giudiziario

Al centro il presidente della Corte d’Appello Giuseppe Colonna all’apertura dell’anno giudiziario

Bologna, 27 gennaio 2018 – Attenzione a che l’Italia non diventi un "paradiso penale" per delinquenti stranieri. E’ il monito arrivato stamattina dal Procuratore generale Ignazio De Francisci all’inaugurazione dell’anno giudiziario, dopo che già l’anno scorso aveva già sollevato il caso. “L’Italia non è solo diventata un Paese importatore di detenuti stranieri, che preferiscono il nostro sistema a quello del loro Paese – ha avvertito il procuratore generale – ma diventerà ben presto una sorta di ‘paradiso penale’ per i latitanti rumeni e di tutti gli altri Paesi dell’Est”.

De Francisci ha citato un ‘testimonial’ d’eccezione. “Deve far riflettere – ha ammonito – l’entusiasmo con il quale Norbert Feher, noto come Igor il russo, ha fatto sapere di accettare l’estradizione in Italia, visti gli sconti di pena che il nostro sistema potrebbe riconoscergli. Come sappiamo, lui il sistema penitenziario italiano, l’ha già provato”.

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Il procuratore generale ha puntato il dito soprattutto contro “certa giurisprudenza”, che di fatto “ostacola il trasferimento dei detenuti stranieri all’estero perché scontino la pena nei Paesi d’origine”, dal momento che “asseconda la preferenza degli stranieri per le carceri italiane anche quando non ve ne sarebbero i presupposti”. Altra causa di “importazione di criminali – ha insistito De Francisci – deriva dall’abitudine di molti Paesi, Tunisia in testa, di non riconoscere come cittadino il condannato che deve essere espulso. Risultato: il condannato sconta la pena con i benefici tutti italiani e ricomincia a delinquere".

Secondo il procuratore generale, “sono tutti temi che possono trovare soluzione sia in sede politica, facendo pressioni sui Paesi che non collaborano con lealtà, sia in sede interna con la revisione di decisioni francamente poco comprensibili”. Altrimenti, affonda il colpo De Francisci, “è inutile lamentarsi se nel nostro Paese gli euroscettici sono in costante aumento”.

Passando al fronte dei dati, illustrati dal presidente della Corte d’Appello Giuseppe Colonna, aumenta il numero di dibattimenti con imputati minorenni in Emilia-Romagna, ma cresce di molto anche la produttività dei giudici. Nel periodo giugno 2016-luglio 2017, i nuovi processi a dibattimento sono stati 736, contro i 371 del periodo precedente, i definiti 647 (contro 368, +76%) e i pendenti 363: erano 274, con un incremento nettamente inferiore ai sopravvenuti, ha notato il presidente Colonna.

Sono stati invece 484 i fascicoli pervenuti alla sezione Gup del tribunale per i minorenni presieduto da Giuseppe Spadaro e ben 2.297 quelli definiti (+214%), mentre sono pendenti 1.358 (-57,2%). Risultati, ha detto Colonna, “di estremo rilievo, anche per tentare di ricondurre il processo penale minorile ai tempi brevi richiesti dalla giovane età degli imputati”.

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