Bologna, l’ultimo sorriso di Barbarella. Trecentomila euro ai malati di cancro

L’Ant rende nota l’eredità della‘signora dei colori’

Barbarella

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Bologna, 20 giugno 2017 - Vale ben 300mila euro, più un armadio zeppo di variopinti vestiti, l’eredità in solido che Barbarella, ‘la signora dei colori’, ha lasciato alla Fondazione Ant per assicurare assistenza a migliaia di malati di tumore ogni anno. È l’ultimo sorriso, ma grandissimo, che Maria Luisa Berti (per tutti Barbarella, dal nome della boutique di lingerie che ha avuto per una vita in via Marconi) ha concesso a chi più ne ha bisogno.

Barbarella, scomparsa lo scorso gennaio a 88 anni per i postumi di una caduta, per tutti i bolognesi era semplicemente quella nonnina vestita benissimo, curata, cortese, coloratissima, che amava attaccare bottone sull’autobus o per le strade del centro, con gentilezza e simpatia fuori dal comune.

Già all’indomani della notizia della sua morte, rimbalzata sui social tra il cordoglio e i mille ricordi di chi la considerava una presenza familiare in città, si era subito detto che la signora, nubile e senza figli né nipoti, avesse fatto testamento in favore dell’Ant.

Oggi la Onlus rende nota l’entità di quel gesto: decine di abiti colorati, la grande passione di Barbarella, e circa 300mila euro in banca. Un patrimonio insospettabile, visto che Barbarella ha sempre mostrato sorrisi e buon gusto nel vestire, ma mai lusso.

E allo stesso modo in cui non ha mai ostentato la sua ricchezza, la signora Berti non ha neppure mai cambiato idea. Quei soldi, aveva deciso, sono dei malati di tumore, e così è stato. «Ciò grazie anche – testimonia la presidente di Ant, Raffaella Pannuti – a impiegati di banca e professionisti che hanno fatto cordone attorno a Barbarella, mettendola in guardia da frodi e tentativi di raggiro». Una catena umana che partiva dalla Cirenaica, dove ultimamente viveva in una casa Acer, per allargarsi a tutta la città.

Infine ci sono i vestiti: «Siamo entrati in casa sua – racconta Pannuti –. E in mezzo al suo disordine abbiamo ritrovato i colori con cui tante volte tutti l’hanno vista e fotografata». All’Ant, ricorda Pannuti, «Barbarella arrivò dieci anni fa, senza motivi apparenti, perché non era malata e ci disse di non aver avuto casi di tumore in famiglia».

Semplicemente «aveva colto, nelle parole e le preoccupazioni delle tante persone con cui attaccava bottone, la preoccupazione e le solitudini della malattia, e a quelle persone aveva deciso di dedicare il suo ultimo pensiero». Così spesso accade: «Sono molti i lasciti volontari che le persone ci fanno, chiedendo in cambio soltanto un ricordo di sé – ricorda la presidente –. Sia un cero, un fiore o la certezza che continueremo a tenerne vivo il ricordo».

Così avverrà e con Barbarella, che oltre nella memoria di chi l’ha incontrata, «vivrà nelle persone che assisteremo grazie a lei» e nei suoi vestiti, con cui «faremo in autunno un mercatino», assicura Pannuti. Così magari, dal prossimo inverno, i suoi colori torneranno sull’autobus o per strada a strapparci un nuovo sorriso.

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