Bologna, rivolta dei gestori di via Belvedere. "Il coprifuoco ci danneggia"

Bocciato il nuovo provvedimento. Ma i residenti esultano: "Finalmente"

Via Belvedere

Via Belvedere

Bologna, 7 maggio 2017 - L’ordinanza di via Belvedere spacca residenti e commercianti della zona. I locali, infatti, a partire dal 12 maggio e fino al 10 giugno, dovranno chiudere a mezzanotte, dopo che l’Arpae ha registrato lo sforamento dei limiti consentiti per il rumore. «Delle regole ci vogliono, ma vanno fatte rispettare a chi sbaglia, perché non possiamo andarci tutti di mezzo – spiega Antonio Napodano, del ristorante Chiaro di Luna –. Io pensavo che la chiusura a mezzanotte fosse per i dehors e non per tutto il locale e poi anche chiudendo prima i ragazzi resteranno comunque in strada».

Tra i commercianti il malcontento è dovuto anche al pensiero che «l’ordinanza cade nei mesi in cui si lavora di più – dice Yelena Mitrjushkina, della vineria delle Erbe –. Sono state penalizzate attività che non hanno mai fatto nulla di sbagliato». «Per me è sicuramente un danno economico – commenta Giovanni Santoro, del locale Mangiamoci su, all’interno del Mercato delle Erbe –. Io chiudevo dopo mezzanotte nel fine settimana, ora cosa dovrò fare? Mandare via i clienti?».

Tra i residenti, però, c’è soddisfazione per l’ordinanza appena annunciata dall’amministrazione. «L’accogliamo positivamente, ma ora bisogna valutarne l’efficacia – commenta Clara Armaroli, presidente del Comitato via Belvedere, San Gervasio, Nazario Sauro –. La soluzione potrebbe essere installare un fonometro per avere un confronto sui dati e capire come migliorare l’ordinanza, che nel caso dovesse funzionare chiederemo di renderla permanente». «È una buona notizia, perché significa che il Comune ha recepito le problematiche che abbiamo segnalato – dice Giovanni Giacò, di via Nazario Sauro –. Quello che non va bene è prevedere ordinanze diverse a seconda delle strade. Bisognerebbe avere un’idea generale e agire in tal senso». L’ordinanza, quindi, per alcuni «diventa una pezza che rischia di non risolvere i problemi – conclude Luciano Leonotti, che ha lo studio in via Belvedere –. Se non si ha un progetto a lungo termine rischiamo di rendere tutto inutile».

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