Bologna, la biblioteca di Zamboni 36 è ancora inagibile

Sono passati 40 giorni dalle davastazioni causate dal Cua. E il Rettore deve ancora sciogliere il nodo tornelli

Bologna, la biblioteca di Zamboni 36 subito dopo gli scontri

Bologna, la biblioteca di Zamboni 36 subito dopo gli scontri

Bologna, 24 marzo 2017 - Quaranta giorni dopo gli scontri che hanno fatto il giro dell’Italia, la biblioteca devastata di Lettere è una ferita che sanguina ancora, anche se in silenzio. L’aula studio è stata rimessa ormai completamente a posto, ma restano ancora i danni più gravi: il sistema anti-taccheggio e i tornelli della discordia, le voci più pesanti di un conto da decine di migliaia di euro. Non quantificabili, invece, le conseguenze nello stato d’animo di chi ci lavora, vittima di settimane di minacce e pressioni da parte degli antagonisti del Cua.

Dentro di loro, quella tensione, anche se le porte restano chiuse, lontano dal pubblico, ancora non è calata: «Un po’ di riposo lontano dai riflettori ci serve – spiega la direttrice Mirella Mazzucchi –, è stato un periodo molto pesante per tutti noi». Viene, comunque, garantito il servizio di prestito attraverso un’altra struttura ed è stata allestita un’aula studio sostitutiva. «Il 36 di via Zamboni riaprirà presto», ha ripetuto anche l’altro ieri il rettore Francesco Ubertini, ma la prospettiva non è così concreta. Date non ce ne sono e c’è ancora molto fare.

Il sistema anti-taccheggio, completamente distrutto dagli scontri tra le forze dell’ordine e gli antagonisti del collettivo Cua che occuparono la biblioteca nonostante fosse chiusa, andrà installato da capo. Sono stati chiesti i primi preventivi che i periti hanno calcolato a spanne in almeno 15mila euro. Poi ci sono i tornelli, la causa e il pretesto alla base dell’intera vicenda. Su quest’aspetto, il più delicato, si attende la decisione del rettore che potrebbe confermare il meccanismo di riconoscimento degli accessi (badge per gli studenti, documento per tutti gli altri) o anche renderlo più rigido. L’aula studio, invece, è stata sistemata. A partire dall’impianto elettrico e dalle prese vicino ai posti a sedere. La tranquillità, però, è ancora lontana.

«Abbiamo rinforzato tutti gli accessi, perché episodi di quel tipo possono ripetersi. Non ci sentiamo tranquilli», ripete la Mazzucchi. D’altronde, quel 9 febbraio gli antagonisti entrarono dallo stabile a fianco, sfondando un solaio pericolante. L’apice di un mese di altissima tensione. Il rapporto con gli antagonisti resta uno dei primi punti nell’agenda del rettore che ha promesso di incontrare a breve i docenti di Giurisprudenza che hanno promosso una petizione per lo sgombero dell’ennesima aula occupata dal Cua. C’è poi la petizione degli studenti di Azione Universitaria che ha toccato quota mille adesioni, ma soprattutto il ruolo del Consiglio Studentesco che proverà a mediare con il Cua per trovare una soluzione condivisa.

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