Bimbo morto in casa a Bologna, il dolore del papà

Arcangelo Maror, originario del Sud Sudan, lavora in ambasciata a Roma: "Mi ha avvisato mia moglie, Alessandro era pieno di vita, quello che provo non si può spiegare"

Alessandro Ayuel Maror, il bimbo morto in casa a Bologna

Alessandro Ayuel Maror, il bimbo morto in casa a Bologna

Bologna, 6 agosto 2016 - “Sono stato avvisato da mia moglie in lacrime che Alessandro aveva avuto un incidente e che dovevo prendere il primo treno disponibile da Roma e correre a Bologna. Ancora non sapevo bene cosa fosse successo, quando poi me lo hanno detto sono rimasto stordito, senza parole”. È ancora molto scosso Arcangelo Ayuel Maror, quando parla di suo figlio Alessandro, il bambino di 9 anni morto ieri pomeriggio poco dopo le 13.30 nel suo appartamento di via Benini, zona San Donato, dopo essersi ferito mortalmente alla gamba con il vetro di una portafinestra, mentre era solo in casa con il nipotino di 3 anni.

Arcangelo, originario del Sud Sudan, ieri pomeriggio era a lavoro all’ambasciata del suo Paese a Roma quando la moglie Luzia, originaria di Capo Verde, lo ha chiamato per raccontargli la tragedia: “Dovevo tornare a Bologna stasera alle 21 (ieri; ndr), ma dopo questa notizia mi sono precipitato in stazione, anche se a mia moglie continuavo a dire di rimanere calma – spiega –. Per il lavoro che faccio, a casa ci sono molto poco, solo il fine settimana, e in quei giorni c’ero sempre io con Alessandro. Quindi non so se anche altre volte era rimasto da solo in casa”.

Arrivato al pronto soccorso del Sant’Orsola, Arcangelo è stato travolto dall’affetto degli amici e dei parenti, che fin dal primo pomeriggio erano arrivati in ospedale per sorreggere Luzia, che si è sentita male dopo aver trovato in casa il figlio senza vita, trasportata sotto choc al pronto soccorso.

“Alessandro era un bellissimo bambino, molto vivace, andava a scuola, gli piaceva tantissimo il karate e giocare alla playstation con gli amici – ricorda ancora Arcangelo –. Quello che è successo mi lascia senza parole, non si può spiegare”. Come Arcangelo, anche gli amici in attesa fuori dal pronto soccorso, tra le lacrime, hanno ricordato il piccolo Alessandro. “Era il migliore amico di mio figlio, giocavano spesso insieme a casa, anche da soli, e non era mai successo nulla – dice un’amica di famiglia –. Alessandro era un bambino magnifico, educato, spigliato e intelligente. Se sporcava anche solo un bicchiere, poi lo ripuliva. Non faceva mai nulla senza chiedere il permesso, ancora non riusciamo a credere a quello che è successo”.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro