Bologna, spintonata e derubata in Bolognina, è caccia al rapinatore seriale

Lo stesso aggressore potrebbe aver assalito anche una donna in via Magenta

Via Di Vincenzo, in Bolognina

Via Di Vincenzo, in Bolognina

Bologna, 23 settembre 2017 - Le vittime aggredite alle spalle, per non farsi vedere, così da fuggire subito dopo averle rapinate. Nel giro di poco meno di dieci giorni, in Bolognina, di episodi del genere se ne contao già due: l’8 settembre la settantenne Mirella Querzè, in pieno giorno, in via Di Vincenzo, viene spintonata e buttata a terra da qualcuno che le ruba l’orologio d’oro appartenuto alla madre. La donna, a causa dell’aggressione, finisce al Maggiore con il naso rotto e una ferita all’occhio, che per essere curata richiede un’operazione al Bellaria.

A distanza di poco meno di dieci giorni, il 16 settembre, alle 19, la scena si ripete. A essere aggredita, questa volta, è una donna di 78 anni che sta rientrando a casa, in via Magenta. La settantottenne prima di arrivare sul portone di casa nota un ragazzo che staziona in strada con fare sospetto. La donna, allora, cambia strada per non incrociarlo e decide di entrare nel palazzo da un ingresso secondario. Una precauzione astuta, ma che purtroppo serve a poco, perché il malvivente la sorprende alle spalle, le mette un braccio intorno alla gola, le spinge un ginocchio nella schiena e la immobilizza. A quel punto scatta la rapina, con il bandito che le strappa un orecchino a clip e poi si fa consegnare l’altro gioiello e un orologio.

Due episodi su cui gli inquirenti si stanno concentrando, visto che il modus operandi dell’aggressore appare decisamente simile. Nel primo caso, però, la vittima non è riuscita a vedere il bandito, mentre la donna rapinata il 16 settembre ha descritto il malvivente come un italiano sui 30 anni, di corporatura media, che ha agito a volto scoperto e che anche in quel caso si è subito dileguato. Non è da escludere, inoltre, che il rapinatore possa essere un frequentatore della zona, forse un tossico a caccia di pochi euro o gioielli da rivendere per acquistare una dose.

Gli inquirenti, inoltre, ora sono alla ricerca di possibili testimoni. L’obiettivo è riuscire a ottenere quanto meno una descrizione sommaria dell’aggressore che l’8 settembre ha assalito Querzè, visto che sul momento nessuno era riuscito a dare descrizioni utili. Oltre alla mancanza di testimoni, infatti, in via Di Vincenzo non ci sarebbero neanche telecamere che puntano sulla via, visto che la parte di strada in cui è avvenuta l’aggressione è un tratto chiuso e abbastanza isolato.

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