Bologna, caccia a Igor alias Ezechiele. I complici nel mirino

Continuano senza sosta le ricerche del killer di Budrio

Bologna, caccia a Igor alias Ezechiele. I complici nel mirino

Bologna, caccia a Igor alias Ezechiele. I complici nel mirino

Bologna, 11 aprile 2017 - La nebbia del mattino avvolge le oasi di Marmorta e Campotto, fra Bologna e Ferrara, e nasconde ancora ‘Igor il fantasma’. Un uomo solo, braccato, ferito, ma spietato, armato e pronto a tutto, che tiene in scacco da due giorni e mezzo centinaia di carabinieri dei reparti d’élite. I parà del Tuscania, le teste di cuoio del Gis, i cacciatori di Calabria, l’antiterrorismo. Tutti cercano il nemico pubblico numero uno, Igor Vaclavic, meglio noto come ‘Igor il russo’, 40 anni, il cui vero nome però sarebbe un altro, Ezechiele Norberto Feher o solo Norbert Feher, serbo di Subotica, una città al confine con l’Ungheria. È ricercato per aver ammazzato Davide Fabbri, il barista di Budrio, e Valerio Verri, la guardia ecologica volontaria freddata a Portomaggiore. Proprio ieri è arrivato il verdetto del Ris: l’arma usata per i due delitti è la stessa, una Smith & Wesson calibro 9, rubata a un vigilante durante una rapina a Consandolo, nel Ferrarese. Il problema è che Igor-Ezechiele non ha solo quella, ma anche la Beretta calibro 9 (con due caricatori pieni) rubata all’altra guardia ecologica ferita a Portomaggiore.

Finora è sfuggito alla cattura e in molti cominciano a chiedersi come ciò sia possibile, visto l’imponente spiegamento di forze sul campo. I carabinieri hanno trovato le sue tracce e l’ultimo rifugio, un rudere coperto di rovi a Campotto, con resti di carote e zucchine rubate negli orti. Così si nutre il fantasma. Gli acquitrini e i rovi sono le sue tane. Una belva che non ha la minima intenzione di arrendersi. Le ricerche si sono estese anche al Ravennate.

Il pm di Bologna Marco Forte l’ha iscritto sul registro degli indagati per omicidio volontario e rapina aggravata con il nome di Norbert Feher, anche sulla base delle notizie dell’Interpol. In Serbia è ricercato «per rapina con violenza sessuale», come ha detto il comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette in visita al quartier generale di Molinella. La Procura di Ferrara l’ha invece indagato con il nome di Igor Vaclavic. Di alias ne ha una decina ma i nomi contano poco, ripetono tutti. Conta prenderlo. E subito.

Per farlo, mentre i reparti speciali sono sul terreno notte e giorno e i posti di blocco fermano le auto facendo aprire cofano e baule, i carabinieri dei reparti investigativi da giorni stanno ricostruendo la rete di amicizie che ha permesso a Igor-Norbert di vivere comodamente per un anno e mezzo, dal 2015 ad oggi. Era ricercato per alcune rapine a Ferrara, ma si faceva i selfie in piazza vestito con giacca e cravatta. Non ha sempre vissuto nelle paludi, insomma. C’era chi lo aiutava e ospitava. Per questo i suoi amici, circa una decina, quasi tutti stranieri, sono sotto torchio da giorni e stanno fornendo tutte le informazioni in loro possesso.

Oggi intanto inizieranno a Parma le operazioni del Ris sulle tracce trovate sul Fiorino usato dal killer per la fuga e abbandonato a Marmorta di Molinella, quando ha visto una pattuglia dei carabinieri, per poi fuggire a piedi. Impronte digitali e sangue (cioè Dna) trovato su alcuni indumenti, da cui arriveranno altre conferme. E proprio sul Fiorino ieri il procuratore capo di Ferrara Bruno Cherchi ha risposto a una domanda fatta da molti: perché i carabinieri non l’hanno bloccato aprendo il fuoco? «Il fuggitivo – ha detto – era stato intercettato e fermato, ma i militari non hanno potuto sparare perché non c’erano le condizioni di sicurezza».

LA LETTERA Il cappellano del carcere: "Consegnati"

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