Bologna, gli osti spacciatori di cocaina. Cinque arresti

Tra i pusher un ex dipendente di Altro e il gestore della trattoria Trebbi

Cocaina (foto d'archivio Afp)

Cocaina (foto d'archivio Afp)

Bologna, 8 febbraio 2018 - Osti e barman la sera, spacciatori durante il resto del giorno: nella Bologna ‘da bere e da mangiare’ torna l’ombra della cocaina. Grazie a un’indagine che ha preso le mosse dal caso ‘Sottosopra’, che a gennaio 2017 portò all’arresto di quattro persone tra cui i gestori del noto locale davanti alla Procura, martedì altri cinque spacciatori sono stati arrestati in un blitz della Squadra mobile. Le misure cautelari disposte dal gip Francesca Zavaglia su richiesta del pm Roberto Ceroni, sono nei confronti di Antonino Zungri, 32 anni di Vibo Valentia; Savino Biagio Gallucci, 38 anni di Venosa (Potenza); Marco Baroni, 46 anni di Scandiano (Reggio Emilia); Claudio Sandrolini, bolognese classe 1987; e Ionut Costin Neacsu, romeno del ’79. Per tutti sono scattati i domiciliari.

Le indagini hanno preso il via dai movimenti di Zungri, che è sospettato di essere subentrato come fornitore al Sottosopra negli ultimi mesi del 2016, dopo l’arresto del predecessore. Partendo da lui, gli agenti sono risaliti alla ‘catena’ di spaccio.

Tra i presunti fornitori del 32enne è emerso Gallucci, pure legato al mondo del food, dato che era addetto alla ristorazione di ‘Altro’ al Mercato delle Erbe (il locale è estraneo ai fatti e Gallucci è stato licenziato). Secondo gli inquirenti, i soggetti comunicavano tra loro anche attraverso un codice: «Gli devi dire ai tuoi che... le aspirine si pagano, prima», si dicono in un’occasione Zungri e Gallucci. Il lucano è stato arrestato dopo avere venduto 5 grammi di coca a un cliente; da una perquisizione in casa sua sono emersi anche un bilancino di precisione e oltre 5mila euro in contanti. Non solo: là sono stati trovati appunti riferiti a un fitto rapporto di collaborazione con Claudio Sandrolini, all’epoca barman della pasticceria Charme, locale in cui dava pure appuntamento ad alcuni clienti (Sandrolini da qualche tempo non lavora più lì).

Dalle intercettazioni emerge anche un luogo, chiamato dai due ‘Bat Caverna’ («Ci vediamo alla Bat? All’una e 5 sono lì», si dicono in una telefonata di novembre), localizzato dalla Mobile tra via Andrea Costa e viale Pepoli, in cui verosimilmente conservavano la droga.

Dalle intercettazioni delle utenze di Gallucci finisce nel mirino anche un altro contatto, quello di Marco Baroni, gestore della trattoria Trebbi in via Solferino: anche questi era dedito allo spaccio di cocaina, che si procurava, oltre che dal Gallucci, anche dal romeno Neacsu.

In tutti questi casi, ai tre soggetti legati a vario titolo al mondo della ristorazione e affini, non è contestato lo spaccio nei locali in cui lavoravano, ma solo quello a livello personale, come attività parallela e alternativa.

Il blitz che martedì ha portato la Mobile a eseguire le cinque misure cautelari arriva quindi dopo le indagini che in pochi mesi hanno permesso di smantellare una importante rete di spaccio in città. «La forte sinergia tra questura e Squadra mobile, in coordinamento con la Procura, porta molti frutti, nel contrasto allo spaccio di stupefacenti a 360 gradi – spiega il capo della Mobile Luca Armeni –. Dopo l’ordinanza di 21 custodie cautelari in carcere, la scorsa settimana, nei confronti di trafficanti internazionali di droga, siamo questa volta ad agire contro un livello di spaccio ‘intermedio’, cioè che arriva fino ai secondi rivenditori di stupefacenti. Ogni giorno, inoltre, combattiamo contro il terzo e ultimo livello, quello dello spaccio su strada, per esempio nelle zone di piazza Verdi e Montagnola».

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