Covid Bologna: a 23 anni in terapia intensiva. "Non è vaccinata"

L’allerta della direttrice generale del Sant’Orsola: "Più ricoveri ma siamo pronti. Speriamo di non usare nuovi padiglioni oltre al 25"

La terapia intensiva del Sant'Orsola (foto Schicchi)

La terapia intensiva del Sant'Orsola (foto Schicchi)

Bologna, 12 agosto 2021 - La progressione del Covid costringe a una nuova riorganizzazione il Sant’Orsola e per i vertici del Policlinico sarà un Ferragosto rovente anche per i ricoveri causati dal virus.

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La direttrice generale del Sant'Orsola, Chiara Gibertoni
La direttrice generale del Sant'Orsola, Chiara Gibertoni

Nella seconda metà del mese era prevista l’apertura di altri letti. Una misura da anticipare? "Sì. Domani attiveremo altri 20 posti di degenza per acuti. Ogni giorno tra noi e l’Ausl ricoveriamo tra i 5 e i 7 pazienti. Speriamo di rimanere con i malati dentro al padiglione 25, mai chiuso completamente perché garantivamo l’assistenza ai contagiati di tutta l’area metropolitana. Nel punto più basso avevamo 8 persone in degenza ordinaria e due in terapia intensiva: erano malati che entravano per altre patologie e ai controlli risultavano positivi. Adesso la situazione è cambiata", risponde Chiara Gibertoni, direttrice generale del Sant’Orsola.

A quanto salirà la vostra offerta? "A 76 letti, 62 di degenza ordinaria, di cui 42 già occupati, e 10 di terapia intensiva con altrettanti pazienti, con un potenziale di 14 posti. Una ragazza di 23 anni è entrata poco fa in terapia intensiva per una polmonite bilaterale, non è vaccinata e non sembra soffrire di altre malattie. Un suo coetaneo era stato intubato nelle scorse settimane ed è stato salvato".

Di fronte a questi ricoveri, qual è il sentimento del personale sanitario? "Pur non facendo mai alcuna distinzione ed eseguendo sempre e comunque il lavoro al meglio delle nostre possibilità, adesso sento che c’è meno empatia rispetto ai pazienti che invece sono vaccinati – ammette con un sospiro Gibertoni – e si sta diffondendo l’idea che senza la protezione si è persa l’occasione di evitare un ricovero. Soprattutto gli ingressi della popolazione più giovane sono di non vaccinati, uno o due pazienti sono in area critica, entrati, però, per altri motivi e nel corso della degenza si sono anche negativizzati. Sulle perplessità verso la profilassi i pareri raccolti insistono sulla velocità con cui è stato realizzato il vaccino e i cambiamenti delle fasce di età per AstraZeneca. E lo stesso è accaduto per Johnson&Johnson, che invece per me era particolarmente adatto ai giovani perché monodose".

Durante i confronti nella cabi na di regia interaziendale c’è ancora l’ottimismo di due mesi fa? "Finora sì, perché grazie alla vaccinazione abbiamo già coperto il 70% della popolazione e speriamo di rimanere con numeri più contenuti rispetto alla precedente ondata. Certo, questo è un virus sconosciuto, di cui nessuno aveva immunità, quindi l’impatto sulla popolazione non vaccinata si fa sentire ancora molto. Ed è il motivo per cui bisogna andare ancora avanti con la campagna vaccinale. Noi a marzo, nel giorno di massima criticità, avevamo 104 pazienti in terapia intensiva. Ora la dimensione è diversa, lo scorso inverno siamo arrivati a 20 ricoveri al giorno in tutto il territorio. Mi sono confrontata anche con Paolo Bordon (direttore generale dell’Ausl; ndr ): i letti che l’Ausl aprirà a Bazzano favoriranno le uscite dei nostri pazienti più complessi. Noi speriamo che questo sia l’incremento massimo che dovremo affrontare, attendiamo le prossime previsioni dell’Università"

Immaginava un Ferragosto di allerta? "Sulla base dell’esperienza, sì. Nel momento delle riaperture, questa volta anticipate rispetto allo scorso anno, era prevedibile una ripresa dei contagi. Ma in ospedale il personale è vaccinato e non abbiamo più cluster . E poi sicuramente sui giovani adulti si sente la variante Delta. Se fossimo rimasti con le vecchie mutazioni, i numeri sarebbero stati decisamente più bassi".

Il sequenziamento dei campioni ora lo fa la Microbiologia? "Sì, siamo stati riconosciuti come centro di sequenziamento per le varianti".

L’impatto del Covid quanto incide sulle altre attività? "Si fa sentire soprattutto sul piano di recupero delle liste di attesa chirurghiche che stavamo programmando e temo sia al momento compromesso. Abbiamo circa 2mila interventi di classe A, da fare entro 30 giorni, e B, entro 60 e un numero significativo di altre classi. A settembre, secondo le indicazioni della Regione, faremo un piano unico metropolitano tra le varie Aziende".

Ha sospeso sanitari non vaccinati? "Uno, anche se erano tre non in regola, ma poi due hanno aderito alla vaccinazione".

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