Madre denuncia i figli: “Si drogano, ho paura di loro”

Dopo l’omicidio di Patrizia Gallo, massacrata dal figlio tossicodipendente. “Mi insultano e mi picchiano, sono stata costretta a scappare di casa”

I necrofori portano via il corpo di Patrizia Gallo, uccisa dal figlio (foto Schicchi)

I necrofori portano via il corpo di Patrizia Gallo, uccisa dal figlio (foto Schicchi)

Bologna, 22 ottobre 2016 - Picchiata, insultata e costretta ad andare via di casa e a denunciare i suoi stessi figli per evitare di continuare a essere maltrattata. È questa la storia che racconta una donna di 55 anni, residente al Navile, letteralmente ostaggio dei due ragazzi – poco più che ventenni – che si è immedesimata in Patrizia Gallo, la donna di 56 anni uccisa domenica scorsa a coltellata dal figlio, Mauro Di Martino, 36 anni, al culmine di una lite nella casa Acer che dividevano in via Caduti e dispersi in guerra, al Savena.

Che cosa l’ha spinta a raccontare tutto?

«Ho letto quello che è successo a Patrizia Gallo e ho deciso di non rimanere in silenzio, perché possono esserci tante altre famiglie che vivono questo conflitto con figli che hanno problemi, magari di droga, e non vengono aiutati».

Com’è il rapporto con i suoi figli?

«Molto difficile. Loro sono sempre stati molto violenti, ma fino a un anno fa sfogavano la loro ira fuori di casa. Da qualche tempo, invece, sono diventata io la vittima».

Che vita conducono?

«Non hanno mai avuto voglia di studiare o lavorare. Passano le giornate chiusi in camera a giocare ai videogiochi, a leggere fumetti e a fumare canne. E quando io li sgridavo per questo comportamento o provavo a convincerli a uscire più spesso di casa, mi insultavano e mi picchiavano».

Che cosa le facevano?

«Inizialmente si sfogavano distruggendo le porte di casa a pugni. Poi sono passati a maltrattare me. Una notte uno dei due mi ha tirato una gomitata in un occhio, facendomi cadere a terra perdendo conoscenza. Un altro giorno mi hanno trascinata per casa tirandomi i capelli e poi prendendomi a calci. Le mie urla si sono sentite in tutto il condominio e i vicini hanno chiamato la polizia».

In quei momenti cosa pensava?

«Che poteva succedere di tutto, per questo mi sono immedesimata in Patrizia.. In passato sono anche andata da uno psicologo per cercare di capire cosa fare. Avevo e ho paura. Infatti sono andata via di casa un mese fa e non ho intenzione di tornarci».

Ha chiesto aiuto a qualcuno?

«Sono stata al Sert, perché ho paura che i miei figli facciano uso anche di altre droghe oltre alle canne, ma gli operatori mi hanno detto che non possono intervenire visto che loro due sono maggiorenni. Stessa storia al centro sportello per adulti del Navile. Mi sono sentita abbandonata».

Perché ha deciso di denunciarli?

«Perché sono esasperata. So che in questo modo ho rotto definitivamente i rapporti con i miei figli, ma credo anche che questo possa essere l’unico modo per salvarli. Spero che con la mia denuncia qualcuno intervenga».

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