Eudi Show, Sylvia Earle la paladina degli oceani

La grande oceanografa premiata in fiera a Bologna alla 25esima edizione della manifestazione dedicata alla subacquea

Sylvia Earle in una celebre  foto d’archivio

Sylvia Earle in una celebre foto d’archivio

Bologna, 4 marzo 2017 - Sylvia Earle ha la grazia del genio, lo sguardo intelligente e gli occhi vivi di curiosità. “Cosa succede là sotto, noi lo sappiamo, dobbiamo raccontarlo agli altri”. Là sotto è il grande blue, in mare, negli oceani. Cosa sta accadendo dà i brividi: speci marine sparite o ridotte al lumicino - come gli squali - o barriere coralline distrutte. “Noi lo sappiamo, dobbiamo spiegarlo agli altri. Gli altri sono l’opinione pubblica “noi” è la comunità dei subacquei, riunita in fiera a Bologna per la 25esima edizione dell’Eudi Show e per onorare la dottoressa Earle, la più grande paladina del mare dai tempi di Jacques Costeau.

Classe 1935, da Gibbston, New Jearsey, Sylvia Earle è una biologa marina, ha guidato oltre 80 spedizioni di ricerca ha progettato e realizzato veicoli spttomarini e attrezzature subacquee per le grandi profondità - alcune delle quali ancora in attività dopo decenni - ed è stata la prima donna a essere nominata chief scientist del National Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti. In prima linea per le emergenze ambientali, dal Golfo Persico al Messico, dal 2009 cura e segue Mission Blue, programma dedicato alla creazione di una rete globale di aree marine protette.

Sylvia Earle (al centro) durante la premiazione
Sylvia Earle (al centro) durante la premiazione

“Chiunque può venire sul sito della fondazione e segnalare un’area che, a proprio parere, merita di essere tutelata e creare un hope spot, un punto di speranza”. Speranza è una parola che a Sylvia Earle deve piacere molto: “Sento spesso ripetere concetti come il Golfo del Messico è distrutto o il Mediterraneo è distrutto... sì sappiamo come stanno le cose, ma la ricerca, l’esplorazione, la conoscenza ci dicono che abbiamo anche tante opportunità, che possiamo fare tanto e che dobbiamo raccontare, raccontare”. “Jacques Costeau - ricorda - si disperava perché i suoi figli non avrebbero potuto vederele meraviglie che aveva visto lui perché sarebbero scomparse. Oggi i figli di Costeau, probabilmente, dicono le stesse cose, ma possiamo ancora fare tanto”.

Alle spalle della dottoressa Earle scorrono le immagini della sua carriera straordinaria, dei progetti di oggi e di quelli di domani. “Sto lavorando a un progetto di veicolo sottomarino che possa portare tre personea grandi profondità in sicurezza - racconta -. Lo ammetto, a me là sotto piace andarci da sola, ma anche in compagnia può andare bene”. Ironizza, il viso le si illumina. All’Eudi, l’Accademia internazionale di Scienze e tecniche subacquee, conferisce a Sylvia Earle il Tridente D’Oro e Academy Award, il massimo riconoscimento mondiale per attività subacquee dal 1960. “ Siamo noi - saluta la paladina degli oceani - a decidere che Pianeta vogliamo. Io, ovviamente, lo vorrei blu”

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