Bologna, campagna femminista. Imbrattati alcuni muri del centro

Bologna, 21 febbraio 2018 – “L’otto tutti i giorni“ è l’urlo delle donne stanche di diventare “oggetti“, questa volta colpite non nelle mani degli uomini, ma dai loro comportamenti verbali. Una campagna di sensibilizzazione per richiamare l’attenzione su tutte quelle forme di violenza ritenute meno importanti di quella fisica, che in vista dell’8 marzo si sta spingendo un po’ troppo in là: da giorni infatti vengono imbrattati i muri del centro con graffiti e manifesti. “Oggettivare una donna chiamandola con un nomignolo è un comportamento sessista e sbagliato: è semplicemente un modo come un altro di farci sentire un oggetto carino“ dicono le femministe. Le buone intenzioni ci sono, ma vanno ben oltre i limiti del senso civico, la diffusione virale può andare, ma fatta in questo modo rischia di “ghettizzare“ un’intera “categoria“, e perché no l’immagine stessa della donna.

La violenza verbale spesso ne cela una fisica, nei manifesti sono state usate le foto di alcune donne che hanno costruito la loro storia di donne e di femministe: Audre lorde, scrittrice attiva per i diritti della comunità nera; Hande Kader, attivista turca, brutalmente mutilata e uccisa a soli 22 anni; Franca Viola, prima donna in Italia ad aver denunciato lo stupro portando il caso in tribunale; Frida Kahlo, rivoluzionaria, femminista e pittrice messicana; Angela Davis, figura fondamentale per il movimento femminista nero degli anni ‘70; Rosa Luxemburg, militante polacca fondatrice del primo partito comunista tedesco, rapita e uccisa nel 1918. Alcune sono le vittime di un sistema sbilanciato dal punto di vista della parità dei sessi, ma al giorno d’oggi avrebbero approvato tale messa in pratica dei nobili ideali?