Bologna d’azzardo. Un milione al giorno speso in videolottery

I dati: ogni famiglia dilapida 3.500 euro l’anno

Alcuni giocatori di videolottery

Alcuni giocatori di videolottery

Bologna, 12 dicembre 2017 - Bologna capitale del gioco d’azzardo (VIDEO). Giochiamo tutti, giochiamo sempre di più. I numeri spaventano, nella loro indiscutibile enormità: nel 2016 sotto le Due Torri sono stati dilapidati 717 milioni di euro tra slot, gratta e vinci e videolottery. Una cifra pazzesca, circa 50 milioni in più rispetto all’anno precedente. Ancora più impressionante, se si considera che non comprende le giocate online, sui tanti siti che promettono vincite facili e immediate.

Per capirsi: ogni famiglia bolognese spende in media 291 euro al mese a caccia della sorte, circa 3.500 l’anno. L’ultimo raffronto, impietoso, è con il volume del bilancio del Comune, circa 510 milioni di euro di spesa corrente, sempre più a ritmo ridotto in questi anni a causa dei tagli continui decisi dagli ultimi governi. Insomma, gioco d’azzardo e investimenti pubblici sono due rette che vanno in direzioni opposte. I dati sono stati raccolti dai consiglieri del Movimento Cinque Stelle, Massimo Bugani e Marco Piazza. Un’operazione condotta in tutto il Paese, con pochi precedenti, e che vede i grillini in prima linea per chiedere norme più stringenti per quella che non esitano a definire un’emergenza nazionale: a livello locale contro la presenza di slot-machines e videolottery nei luoghi sensibili (scuole e centri anziani), a Roma la volontà politica per combattere la mano oscura della criminalità organizzata che su questo mercato ha messo da tempo il proprio cappello e leggi contro chi, pur legalmente, porta a casa guadagni milionari grazie a una fiscalità molto meno esigente di quella che opprime commercianti e imprenditori.

Se qualcuno immagina Bologna come una città felice, in grado di resistere alla crisi economica e alle pulsioni del gioco, spesso legate all’instabilità economica e alla poca fiducia nel futuro, farebbe meglio a ricredersi. Nel 2016 in Provincia sono stati bruciati 1,7 miliardi di euro, quasi la metà solo nel capoluogo. I dati forniti dal Ministero e dai Monopoli di Stato parlano di anche 569 milioni di euro di vincite sotto le Due Torri e, dunque, di una spesa netta di ‘solo’ 148 milioni. Ma pensare che ogni 7 euro giocati se ne vincano 5 sarebbe ingannevole (e chiunque l’ha fatto almeno una volta, lo sa bene): di quei 569 milioni, ben pochi tornano nelle tasche dei giocatori, perché la gran parte è rappresentata da crediti e montepremi che vanno reinvestiti in nuove giocate. Metà delle giocate dei bolognesi finiscono nelle videolottery: 358 milioni di euro in 12 mesi, quasi un milione di euro al giorno. Altri 177 milioni sono stati raccolti dalle Awp, slot machines la cui giocata massima è di un euro. Secondo la Sisal, «un gioco che si caratterizza non solo per l’aleatorietà in sé insita, ma anche per la presenza di fattori di abilità che comportano una scelta», tale «da incidere sull’esito finale».

Giocando un euro, si possono vincere teoricamente 70 centesimi, che nella totalità dei casi vengono immediatamente reinvestiti. Le lotterie istantanee valgono 62 milioni di euro, il lotto oltre 41, le scommesse sportive inseguono a 25, mentre il Superenalotto, che ancora vive di una fama dovuta alle supervincite, si è fermato a 10 milioni. C’è poi l’aspetto fiscale, vera nota dolente: dei 717 milioni giocati dai bolognesi, nelle casse dello Stato finisce poco più di un decimo. Appena 76 milioni. Ma il conto in termini di disagio sociale e perdita di valori comuni, quello è incalcolabile.

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