Bologna, 1 dicembre 2017 - «Per la prima volta nel nostro Paese si è registrata una gravidanza spontanea in una paziente guarita da tumore che, prima di sottoporsi alla chemio e radioterapia, aveva scelto l’espianto e la crioconservazione di parte del tessuto ovarico. Al termine delle cure, una volta ottenuta la completa guarigione, il tessuto ovarico è stato scongelato e reimpiantato nella paziente». Il Sant’Orsola di Bologna rende noto questo caso straordinario, seguito dal professor Renato Seracchioli, direttore dell’Unità operativa ginecologia e fisiopatologia della riproduzione umana, e da Raffaella Fabbri, responsabile del laboratorio di crioconservazione di tessuto ovarico e colture cellulari.
Il primo a rallegrarsi per il risultato ottenuto è il professor Alberto Revelli, responsabile del centro di fisiopatologia della riproduzione mana dell’ospedale ostetrico ginecologico Sant’Anna-Città della salute di Torino. «Sono contentissimo – dice – e faccio i miei complimenti a Seracchioli, che conosco, per questa gravidanza. Anche io ho usato la stessa tecnica nel 2011 su una donna colpita da una malattia del sangue, la talassemia intermedia. L’unica differenza è nel tipo di malattia: la nostra paziente non aveva un tumore, ma una patologia ematologica ed è stato necessario sottoporla alla chemioterapia prima di arrivare al trapianto di midollo osseo. È andato tutto bene e nel 2012 la paziente ha avuto una bambina che ora ha cinque anni».
La storia torinese è iniziata nel 2011, quando alla donna, allora di 23 anni, «sono stati prelevati frammenti di tessuto ovarico, poi posti nell’azoto liquido – prosegue Revelli – e lì sono stati crioconservati per 9 anni. Dopo quel tempo la paziente ci ha chiesto di scongelarli e di rimpiantarli nella sede ovarica. A distanza di quattro mesi è ripresa l’ovulazione e dopo un anno è rimasta incinta spontaneamente. Ora desidera un altro figlio e si è rivolta di nuovo a noi: le impianteremo altri frammenti di tessuto ovarico, ancora congelati».
Questa metodica avrà un futuro? «Certo – risponde Revelli – perché il prelievo di tessuto ovarico si può fare anche prima della pubertà, quando le uova non sono ancora mature».
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