Bologna, il Comune contro Grossi: "Gonfiate le rimozioni auto"

La procedura di contestazione «per errata appicazione delle tariffe»

Un'auto rimossa

Un'auto rimossa

Bologna, 13 gennaio 2018 - “Contestazione di inadempimento”. È l’oggetto che della comunicazione che il Centro dell’Auto guidato da Sabino Grossi – che si occupa del servizio di rimozione in città – ha ricevuto lo scorso dicembre dal Comune. Non proprio un regalo di Natale. Anche perché in quelle righe il comandante della Municipale annuncia l’avvio della procedura di contestazione a seguito di “un’errata applicazione delle tariffe previste”. Motivo per cui il “Comando si riserva di procedere all’applicazione delle penali”.

Cambio di passo dell’Amministrazione nei confronti dell’impresa, dunque, dopo il caso – esploso alla fine di ottobre – sugli importi di alcune rimozioni. Dopo un episodio avvenuto in via Galliera nell’aprile 2016, era partita un’inchiesta dei vigili, coordinati dal pm Antonella Scandellari, che vede indagato il titolare Grossi per truffa aggravata dall’essere concessionario del pubblico servizio. Per il pm, Grossi, in concorso con alcuni suoi dipendenti, avrebbe fatto pagare cifre superiori alle tariffe – stabilite dal Comune con l’appalto – a oltre il 30 per cento degli automobilisti per i quali era stata attivata la rimozione, poi non conclusa per l’arrivo sul posto del titolare dell’auto. In tutto sono stati ravvisati dai vigili più di 300 verbali con importi irregolari, ma, secondo i legali della difesa, si è trattato di errori involontari.

Ai primi di novembre, dopo che la polemica politica era esplosa assieme all’inchiesta, Palazzo d’Accursio aveva fatto sapere che non avrebbe applicato le sanzioni previste dal capitolato prima dell’esito del procedimento penale. Anche se su questo l’assessore Malagoli si era spinto un po’ oltre (“Chi ha detto che non faremo sanzioni?”). Nel frattempo, a inizio dicembre, Grossi si era aggiudicato un nuovo appalto del Comune (manutenzione e lavaggio del parco veicoli per il 2018), anche se Palazzo d’Accursio aveva prorogato la convenzione di solo un anno (al posto di quello, praticamente automatico, di due anni). Fino all’ultima mossa, il 19 dicembre, quando il Comando ha avviato la procedura di contestazione di inadempimento.

Gli uffici, si legge nel documento, nell’ambito dei controlli previsti per l’articolo 14 del capitolato (quello sulle responsabilità di gestione del concessionario), hanno rilevato “in plurime occasioni, un’errata applicazione delle tariffe previste per i servizi erogati. Si è riscontrato, infatti, che in numerose occasioni, le tariffe applicate in presenza di operazioni di rimozione avviate ovvero non avviate, ma non concluse per il sopraggiungere sul luogo della rimozione del proprietario del veicolo, hanno comportato l’applicazione delle tariffe dovute in misura inesatta rispetto a quelle deliberate” A quel punto, al concessionario restavano sette giorni per fornire le proprie controdeduzioni, prima che il comando si riservasse “di procedere all’applicazione delle penali previste”.

Su questo, l’articolo del capitolato parla chiaro: “per ogni violazione” il Comune ha “la facoltà di applicare una penale il cui importo può variare da un minimo di 50 euro a in massimo di 500”. Nel caso in cui si profili un danno d’immagine, la penale può salire a una cifra che oscilla dai 500 ai 5mila euro. Fino a un’ulteriore misura: in caso di “gravi e ripetute violazioni degli obblighi assunti dal Concessionario e fatto salvo il diritto alla risoluzione del contratto, l’amministrazione ha facoltà di affidare a terzi l’esecuzione del servizio in danno del concessionario”.

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