Bolognesi all'hotel Rigopiano. "Cerchiamo i dispersi nella bufera"

Soccorso alpino, quattro tecnici nell’albergo di Farindola sommerso

I tecnici del soccorso alpino scavano nella neve  fra  le macerie  dell’hotel Rigopiano  alla ricerca dei dispersi

I tecnici del soccorso alpino scavano nella neve fra le macerie dell’hotel Rigopiano alla ricerca dei dispersi

Bologna, 20 gennaio 2017 - La prima impresa è stata quella di arrivare sul posto. Dieci chilometri di salita in un deserto di ghiaccio, un passo dopo l’altro, gli sci che affondano nella neve, il fruscio delle pelli di foca, il respiro mozzato dal vento, gli sbuffi gelati in faccia. Quattro tecnici del soccorso alpino di Rocca di Badolo sono in queste ore al lavoro per cercare i dispersi fra le macerie dell’Hotel Rigopiano di Farindola, il resort alle pendici del Gran Sasso spazzato via da una valanga di enormi proporzioni.

Il gruppo è composto dal capostazione Christian Labanti con Alessandro Tedeschi, Daniele Nasci e Agostino Zini. Sono partiti alle 4 di ieri mattina da Sasso Marconi con il fuoristrada in dotazione alla stazione e solo nel primo pomeriggio di ieri sono riusciti a raggiungere l’area, trovandosi di fronte a uno scenario catastrofico. «E’ un disastro impressionante, non ho mai visto niente di simile – racconta al tramonto Labanti, dopo un pomeriggio di ricerche febbrili e vane –. Ci sono due metri di neve e siamo dovuti salire con gli sci da scialpinismo da Farindola perché i mezzi non riuscivano ancora ad arrivare sul posto. Dietro la colonna aperta con la turbina, sulla strada per il Rigopiano, sono cadute altre due slavine che avevano richiuso il passaggio». Labanti, Tedeschi e Nasci, dopo un lungo viaggio reso complicato dalla viabilità al collasso, hanno marciato per circa tre ore per arrivare a quel che resta dell’hotel, mentre Zini ha proseguito con il fuoristrada, coordinando via radio gli spostamenti dei compagni.

«La struttua – spiega ancora Labanti – è stata spinta per diversi metri dall’impatto della valanga, che ha travolto tutto sulla sua scia, lunga forse 600 metri e larga almeno 200. Abbiamo trovato dei materassi a 300 metri dal resort, trasportati da una forza allucinante. Quando siamo saliti stava ancora nevicando, le condizioni sono proibitive e temiamo che possano venire giù altri distacchi. Dovremo scendere come siamo arrivati, con gli sci, perché abbiamo i mezzi a valle. Sicuramente resteremo per riprendere le ricerche».

L’area da controllare è stata suddivisa fra le squadre e, per lavorare fra blocchi di neve, tronchi spezzati e macerie, i soccorritori stanno usando la loro normale dotazione da alpinismo: i tecnici piantano le sonde nelle neve e, quando incontrano un ostacolo, spalano con la flebile speranza di estrarre qualcuno ancora vivo. Dall’Emilia-Romagna è partita anche la squadra parmense di Monte Orsaro, che è stata destinata alla provincia di Ascoli: «Stanno raggiungendo abitati e case isolate nell’alta valle del Tronto – spiega Danilo Righi, presidente del soccorso alpino dell’Emilia-Romagna – per recuperare persone anziane, malati e dializzati, che vengono portati nei centri di accoglienza»

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